«L'insieme delle tecniche di monitoraggio impiegate – spiega Nicola Casagli – costituisce un sistema di allertamento rapido a supporto delle attività di ricerca e soccorso effettuate sulla nave, nonché delle operazioni di svuotamento dei serbatoi Tutti i sistemi di monitoraggio sono attivi e funzionanti e forniscono dati perfettamente coerenti fra loro. La nave è in continuo lento movimento, con fasi di accelerazione determinate dalle variazioni delle condizioni meteo-marine». Casagli, oltre che docente dell’Università di Firenze, è, assieme a Sandro Moretti, Riccardo anti, Filippo Catani ed altri 40 ricercatori a contratto, assegnisti di ricerca e dottorandi, uno dei membri del gruppo operativo all’isola del Giglio. Il lavoro degli specialisti del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo fiorentino permette di tenere costantemente sotto controllo i movimenti della Costa Concordia, la nave naufragata il 13 gennaio nelle acque dell’isola del Giglio a seguito del tremendo urto con uno scoglio del gruppo delle Scole. Il lavoro degli accademici fiorentini è sempre stato di fondamentale importanza durante l’emergenza del Giglio, ma in queste ore è divenuto basilare. Grazie all’utilizzo di una strumentazione molto sofisticata, infatti, vengono monitorati ogni minimo movimento del relitto ed ogni più piccola deformazione dello scafo, cose, queste, di particolare rilevanza durante le operazioni di defueling. Al posto del carburante che viene rimosso dai serbatoi, infatti, i tecnici della Smit&Neri (la società olandese incaricata delle operazioni di pompaggio del gasolio dalla Costa Concordia) immettono nel relitto un quantitativo di acqua di eguale peso, così da non alterare il precario equilibrio della nave semisommersa che rischia di scivolare in un abisso profondo 70 metri. Gli specialisti del Dipartimento di Scienze della Terra sono stati chiamati sull’isola del Giglio direttamente dalla Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed operano sul luogo del naufragio a partire dal 18 gennaio, utilizzando un sistema di monitoraggio davvero complesso e costituito dalle seguenti tecnologie:
1. Accelerometri Siri Marine System
2. Stazioni totali robotizzate
3. Interferometro radar ad apertura sintetica (MiMo SAR)
4. GPS
5. Scansioni laser tridimensionali
6. Rilievi termografici
7. Rete microsismica
8. Analisi interferometrica radar satellitare Cosmo-SkyMed
9. Estensimetro a filo ad ancoraggio sottomarino
10. Rilievi batimetrici multibeam
Grazie ad esse, è possibile sul relitto un monitoraggio capace di misurare in tempo reale e con altissima precisione ed accuratezza (ordine dei millimetri) le deformazioni dello scafo ed i movimenti della nave. Nel suo lavoro sulla Costa Concordia, gli accademici fiorentini lavorano a stretto contatto con la Protezione Civile, i Vigili del fuoco, la Capitaneria di Porto, la Marina militare e con altri enti di ricerca o aziende specializzate.
Foto: www.unifi.it