Firenze – Presidio all’esterno di Palazzo Vecchio prima del consiglio comunale, fuoco incrociato delle opposizioni sulla giunta dentro il Palazzo, proteste di insegnanti e genitori fra il pubblico. E’ così che Firenze ha risposto alla proposta fatta dall’amministrazione comunale attraverso la vicesindaca e assessora Cristina Giachi di sperimentare l’appalto dei pomeriggi didattici della scuola dell’infanzia del Comune di Firenze, da sempre fiore all’occhiello, per qualità ed eccellenze, dell’amministrazione fiorentina. Un tentativo, dice Giachi in risposta alle numerose interrogazioni, di non venire meno al servizio dal momento che tagli, tetto alle assunzioni, turn-over renderebbero impossibile all’amministrazione comunale di continuare a offrire il servizio alla comunità cittadina.
Falso, replicano le opposizioni, dal momento che si tratta di una ben precisa scelta politica del governo cittadino, che segue quelle già attuate di abbassare le spese esternalizzando i servizi. Una logica che ora si abbatte sulla scuola, dal momento che l’amministrazione se ha pochi soldi “deve pur decidere delle priorità“. E priorità è senz’altro quella dell’educazione pubblica. Tant’è vero che, se questa è l’obiezione di principio che portano avanti i consiglieri di Firenze riparte a sinistra Grassi, Trombi e Verdi, allo stesso modo anche l’opposizione di centrodestra, per bocca del vice capogruppo Jacopo Cellai, chiede come sia possibile che quello che si configura come una vera e propria “riforma” non venga deciso e proposto a un dibattito pubblico, perlomeno al consiglio. Infine, non mancano anche questioni di ordine più squisitamente tecnico, come quelle che riguardano la compresenza di almeno tre contratti per il personale impegnato nel ruolo educativo (“maestre” vere e proprie quelle comunali relegate alla mattina, educatori o docenti di tipo diverso i dipendenti delle cooperative e degli enti locali). Insomma, un bailamme che solo ora sta cominciando lentamente a prendere forma. E conclude un esponente Usb, si profila anche un ulteriore pericolo: dal momento che nel capitolato le cooperative dovranno produrre insegnanti abilitati a svolgere la professione, magari li prenderanno dalle liste concorsuali già stilate dal Comune (il prossimo bando potrebbe uscire a giugno), lavorando così questi ultimi gomito a gomito con i colleghi della mattina assunti (invece) con regolare contratto d’insegnante.