Misurato dallo staff in km di gnocco fritto, al netto delle consumazioni ai ristoranti, l’edizione 2015 di FestaReggio appena conclusa, ha registrato un notevole incremento di visitatori. Facendo giustamente tirare un sospirone di sollievo a tutto il partito in continua ricerca di un rafforzamento della propria identità. A ben considerare, anche l’affaire Profugy si è trasformato in una vetrina nazionale di lustro (anche perché è finita bene) di un meeting partito altrimenti un po’ in sordina.
Quello che resta a nostro avviso l’eterno anello debole di questa gioiosa macchina da politica en plein air, è la catena di dibattiti, molti dei quali con titoli interessanti, che si susseguono sui palchi dell’Unità con cadenza triquotidiana durante il mese al Campovolo. D’accordo sul fatto che oggi l’unico confronto che appare possibile corre sui social media e alle tavole rotonde stanziali sotto un tendone si attarda perlopiù (nella migliore delle ipotesi) un pubblico un po’ avanti negli anni ma è altresì vero che la tradizione non accenna ad estinguersi e dunque la si potrebbe continuare almeno nel migliore dei modi possibili.
Eliminato da anni il modello contraddittorio (ovvero con esponenti di partiti diversi da quello festeggiante), la propensione è quella di premiare nell’invito alla conduzione giornalisti e professionisti diciamo così un po’ più morbidi di altri coi relatori sul palco. Bon ton suggerisce certo che potrebbe anche non essere quello né il tempo né il luogo più adatto a tirar fuori gli artigli per graffiare l’espositore di turno (anche perché il grosso della platea è preventivamente schierata con chi parla) ma l’ingranaggio assai rodato rischia ogni volta di far prendere al dibattito un’inevitabile piega comiziale. I colleghi pluririchiesti fanno benissimo ad accettare (è il loro lavoro) ma per vivacizzare un po’ la formula basterebbe davvero poco.
La medaglia al presenzialismo va comunque anche quest’anno al politologo Massimiliano Panarari, detto Max il Contemporaneo, non solo perché in grado di passare con estrema leggerezza da un argomento all’altro tutti di estrema attualità ma anche perché la sua figura da quelle parti è già leggenda. C’è infatti chi giura d’averlo visto contemporaneamente su più palchi e chi addirittura figura unica su uno stesso palco ma in grado di passare da un ruolo all’altro (facendosi domande e dandosi risposte) con una rapidità impercettibile all’occhio umano ma capace così di confermare, senza ulteriori esperimenti in laboratorio, la teoria della relatività ristretta sullo spazio-tempo. I dibattiti condotti da Panarari si possono pertanto definire un “altrove assoluto” lontani da coni di luce.
Insomma una goduria non solo per chi assiste come corpo inerte ma anche per i più attivi studiosi di fisica quantistica.