Firenze – Undici rifiuti ogni metro lineare di spiaggia e per la quasi totalità rappresentati da plastica (il 93% del totale). Rifiuti di ogni forma, genere, dimensione, colore, frutto della cattiva gestione a monte dei comuni e dell’abbandono consapevole, che continuano a invadere le spiagge e i mari italiani e non risparmiano aree di pregio come quelle dell’Arcipelago Toscano e del Santuario Internazionale dei Mammiferi Marini o del Cilento. E quello che vediamo galleggiare sulla superficie del mare e arenarsi sulle spiagge è, purtroppo, solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso. Rifiuti che, portati dalle correnti raggiungono anche le aree più remote.
La gravità e vastità del problema è confermata dai dati elaborati da Legambiente nell’ambito della seconda edizione del progetto Vele Spiegate, che ha visto per tutta l’estate la partecipazione di oltre quattrocento volontari, provenienti da tutti gli angoli d’Italia, impegnati nell’Arcipelago Toscano e nel Cilento in attività di pulizia delle spiagge e in un monitoraggio scientifico mirato ad acquisire dati qualitativi e quantitativi relativi ai rifiuti presenti nelle località costiere (con indagini focalizzate anche su spiagge remote, in cui l’accesso al pubblico è ridotto), nonché di sensibilizzazione dei turisti sulla cultura e protezione del mare.
Durante questa innovativa esperienza di citizen science (il contributo dei cittadini ai monitoraggi scientifici sui problemi ambientali) sono state monitorate nelle due regioni 48 spiagge (per un totale di 2637 metri lineari campionati) dove i volontari di Legambiente hanno censito ben 28.390 rifiuti. In totale i volontari di Legambiente hanno raccolto oltre 300 sacchi di rifiuti durante la pulizia di 65 spiagge (40 in Toscana e 25 in Cilento).
Ben il 23% di ciò che costituisce un rifiuto sulle spiagge delle due regioni è rappresentato da oggetti creati per avere una vita breve. Tra questi gli oggetti monouso in plastica che utilizziamo per pochi minuti, ma se smaltiti non correttamente inquinano l’ambiente per decine o centinaia di anni come bottiglie (trovate sul 98% delle spiagge), stoviglie (sul 60% delle spiagge) e buste (sul 50%). Proprio per prevenire l’inquinamento da questo tipo di rifiuti, Legambiente ha lanciato la campagna #Usaegettanograzie(www.usaegettanograzie.it), che ha già avuto in questi mesi l’adesione di decine di amministrazioni comunali che hanno messo al bando prodotti di plastica usa e getta con apposite ordinanze, proponendo alternative in materiale biodegradabile e compostabile.
In Toscana l’indagine Beach Litter di Vele Spiegate è stata effettuata su 40 spiagge di Elba (30), Capraia (4), Pianosa (2), Giglio (3), Montecristo (1): sono stati 26,247 rifiuti censiti (su un totale di 1.200 metri lineari di litorale campionato) con una media di circa 22 rifiuti ogni metro di spiaggia. Tre spiagge risultano essere più critiche delle altre, con oltre 100 rifiuti per metro lineare monitorati: Zupignano nel Comune di Rio all’Isola d’Elba (con 143 rifiuti al metro), Cala dei Porcili sull’Isola Capraia (259 rifiuti al metro) e la Caletta ad Est dell’Ogliera nel Comune di Campo nell’Elba (110 rifiuti al metro). La plastica è il materiale più trovato, pari al 95% del totale dei rifiuti rinvenuti, seguita da metallo (1,4%), vetro e ceramica (1,4%) e carta e cartone (1%).
«Un’esperienza che ci ricorda che marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti e che ridurre nei prossimi anni il problema dei rifiuti in mare non è una sfida impossibile, ma va affrontata con determinazione – dichiara Serena Carpentieri, vicedirettrice di Legambiente -. L’Italia ha già fatto da apripista in Europa su questi temi e per questo chiediamo al Governo italiano di approvare subito quanto previsto dalla proposta di direttiva Ue mettendo al bando le stoviglie di plastica non compostabili: i bandi già deliberati in autonomia da alcuni comuni dimostrano che è possibile da subito. Senza dimenticare una seria e capillare campagna di informazione per incrementare la fiducia dei cittadini verso l’acqua del rubinetto, più sana, controllata e sostenibile di quella in bottiglia. È anche urgente disciplinare in maniera sistematica la rimozione dei rifiuti dai fondali marini, possibile grazie al fishing for litter e all’aiuto dei pescatori, una pratica che, come dimostrano i primi progetti pilota italiani, è necessaria ma purtroppo ancora molto frenata da ostacoli normativi che vanno rimossi».
Tornando ai dati dell’indagine, nella top ten dei rifiuti più trovatici sono pezzi di polistirolo (ben il 52,7%) gran parte derivante dalla frammentazione delle cassette utilizzate per prodotti ittici; pezzi di plastica (14,6%); sacchetti di patatine o dolciumi (5,3%); bottiglie e tappi di plastica (4,9%); bastoncini per le orecchie (2,2%); mozziconi di sigarette (2,2%); materiale da costruzione (1,8%); altri oggetti di plastica e polistirolo (1,6%). Infine, va ricordata l’emergenza che nei mesi scorsi ha riguardato le coste tirreniche: milioni di dischetti di plastica, utilizzati negli impianti di depurazione delle acque, si sono riversati in mare per un cedimento di un depuratore nel Golfo di Salerno e hanno riempito le spiagge di plastica. L’allarme era stato lanciato dal progetto Clean Sea Life, di cui è partner Legambiente(che ha già permesso di raccogliere oltre 100mila dischetti). Un’emergenza che non è a quanto pare finita visto che sulle spiagge della Campania e Toscana monitorate i volontari continuano a trovare questo tipo di rifiuto (rappresenta l’1,2% del totale dei rifiuti censiti). Nell’ultimo posto della classifica troviamo le bottiglie di vetro (1,2%). Per quanto riguarda i pezzi di polistirolo, che occupano il primo posto della top ten, va sottolineato il fatto che il 98% sono stati registrati in 29 delle 40 spiagge dell’arcipelago toscano, e solo il 2% in 13 delle 14 spiagge del Cilento.