Si è concluso da poche ore l'evento partecipativo italiano del Progetto Surprise che – cofinanziato dal Settimo Programma Quadro dell'Unione Europea e portato avanti dal Dipartimento di Legge dell'Istituto Universitario Europeo sotto la guida del professor Martin Scheinin – si propone di sondare le opinioni dei cittadini di nove paesi rispetto all'accettabilità di tecnologie di sorveglianza quotidiane, come la geolocalizzazione degli smartphone e il DPI (Deep Packet Inspection). I partecipanti, riuniti al Palazzo degli Affari, sono stati chiamati a rispondere a domande su sorveglianza, privacy e sicurezza.
La consultazione del campione italiano (192 cittadini rappresentativi la varietà della popolazione della provincia di Firenze) segue quelle già realizzate in Danimarca, Ungheria, Spagna e Norvegia, da cui sono emersi risultati interessanti. Si è rilevato, ad esempio, che i cittadini danesi e spagnoli si dichiarano preoccupati per l'uso attuale e futuro delle tecnologie considerate, anche se in Spagna si tende ad essere più favorevoli alla videocamere di sorveglianza smart piuttosto che al DPI. Una controtendenza rispetto alla Norvegia, dove il 73% dei partecipanti si è invece dichiarato favorevole all'uso del DPI come strumento di sicurezza nazionale. "Uno degli aspetti più interessanti del progetto – ha dichiarato la dott.ssa Maria Grazia Porcedda, ricercatrice del team del progetto Surprise – sta nell'analizzare gli elementi politici, storici e sociali che influenzano le risposte. Parlando ad esempio di sorveglianza è indubbio che la risposta dei partecipanti spagnoli risenta della lunga esperienza del franchismo. Dove si ha una tradizione democratica più antica e maggiore è fiducia nelle istituzioni, come in Norvegia, le risposte in merito sono significativamente diverse".
L'esperimento odierno si pone metà strada del progetto, che si avvierà alla fase di analisi comparata dei risultati quando anche Gran Bretagna, Austria, Germania e Svizzera avranno realizzato l'evento partecipativo. Il campione italiano ha evidenziato una forte eterogeneità dei partecipanti. "Siamo riusciti ad includere minoranze che solitamente non hanno molte possibilità di essere interpellate – ha sottolineato la dott.ssa Porcedda – come una piccola fetta della comunità islamica, stranieri residenti a Firenze, disabili e altre fasce raramente chiamate a dire la loro sulle politiche pubbliche e su come queste influenzino la loro vita quotidiana".
I risultati saranno resi noti entro la fine della prossima settimana mentre il report nazionale sarà pronto per la fine del mese. A metà giornata si sono avuti tuttavia dei parziali che, oltre al frequente utilizzo sia di internet (79%) che di smartphone (90%), hanno riscontrato la preoccupazione suscitata dall'uso di DPI e la convinzione diffusa che questo tipo di tecnologia di sorveglianza violi i diritti individuali e collettivi (85%). Inoltre, 8 intervistati su 10 si sono dichiarati convinti che il DPI sia loro imposto senza alcun permesso.