Prodi allo Stensen: “Italia in declino? Anche gli anziani possono essere innovativi”

Firenze – “L’invecchiamento della popolazione è un fatto inarrestabile, ma noi stiamo lavorando su schemi fissi: a 65 c’è la pensione e non si lavora più. Una struttura della popolazione anziana può diventare innovativa se c’è scambio di esperienze”. Romano Prodi interviene alla tavola rotonda del convegno Verso la metà del secolo un’Italia più piccola? E richiama il dibattito che in questo momento si sta svolgendo in sede europea nella Commissione Welfare, con il suo invito a cambiare radicalmente il modo di guardare la società. Il convegno era organizzato da Neodemos, associazione che da un decennio si dedica alla divulgazione delle relazioni fra trend demografici, società e economia. Focus del dibattito, l’Italia è avviata verso un percorso di sensibile decremento della popolazione nell’arco dei prossimi 50 anni. Come contrastare un trend che rischia di ridimensionare il ruolo stesso del nostro Paese nel contesto internazionale?

Sul progredire inarrestabile delle tendenze in atto i demografi sono praticamente tutti concordi. A metà di questo secolo la popolazione italiana diminuirà e invecchierà; la fecondità resterà sui minimi storici attuali (1,3 figli per donna); la speranza di vita (per cui oggi l’Italia è al 7° posto nel mondo) crescerà, accorciando il divario che oggi privilegia le donne rispetto agli uomini.

“La contrazione della popolazione non è di per sé un fatto negativo – sottolinea Silvana Salvini, demografa dell’università di Firenze -, ma nasconde un forte squilibrio: sulla società graverà un peso eccessivo in termini di pensioni, sanità e forse anche di novità culturale, entusiasmo”. Quali soluzioni si aprono in questi scenari? “Mettere in atto politiche per incrementare la natalità – propone Emanuele Felice, storico dell’economia dell’università di Chieti -; riattivare politiche di sviluppo per il sud, oggi avviato verso un declino demografico ancor più marcato; oppure tentare un forte upgrading tecnologico” che frena l’esodo di cervelli e attira “ingegni”. Oppure “Favorire l’immigrazione, selezionando il capitale umano”.

Immigrazione: un capitolo davvero dolente in questo momento per gli italiani. “Il sentiment della paura dell’immigrazione è strettamente legato ai cicli politici” spiega Ilvo Diamanti, sociodemografo. Un tema ansiogeno fortemente alimentato dai media, come mostra un’indagine dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza. “Perché la paura attrae e fa audience”.

La Tavola rotonda, coordinata da Gad Lerner, ha visto il confronto su questi temi fra demografi come Massimo Livi Bacci (accademico dei Lincei e uno dei fondatori di Neodemos), Giampiero Dalla Zuanna, la sociologa Chiara Saraceno e Romano Prodi.

“In Italia non si è mai riusciti a fare politiche strutturali perché i figli sono visti come proprietà della coppia, mentre la natalità è un bene pubblico” dice Dalla Zuanna. “Paesi con una natalità sostenibile sono Francia e Nord Europa perché hanno messo in atto politiche di lungo respiro” dice Livi Bacci.

“Sconsiglio di fare un bebè per percepire il bonus maternità! Mi sembrerebbe ovvio sostenere l’occupazione delle madri piuttosto, ma così non è. Il governo più giovane della storia italiana è stato anche il meno sensibile al tema della natalità” sottolinea Saraceno.

“Il nostro Paese oggi è anche impoverito dall’emigrazione di qualità. I posti di lavoro in Italia sono solo quelli occupati dagli immigrati: facchini, badanti, addetti alle pulizie. Ci sono due Paesi che convivono” sostiene Prodi. Come far cessare questa emorragia? Di nuovo il pallino torna in mano alle strategie politiche. Contro il declino dovremmo agire subito.

 

Foto: a destra il presidente dei Neodemos Gustavo De Santis

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