Prato – Oltre trecento immigrati, quasi tutti pakistani, tranne una minoranza di persone giunte dall’Africa sub sahariana. In cerca di lavoro. Il centro di accoglienza profughi di via Santa Caterina a Prato era diventato una sorta di bacino di reclutamento. A capo dell’operazione, sembra ci fosse un pakistano e la moglie. Il raduno dei malcapitati in via Marx e poi via, nelle olivete e nelle vigne del Chianti. Paga: 4 euro l’ora. Condizioni di lavoro, inenarrabili, in ciabatte anche a gennaio, con tanto di punizioni corporali quando venivano ritenuti troppo “vivaci”. E’ questo quanto ricostruito finora dalla Procura di Prato, che stamattina ha messo in atto decine di perquisizioni nell’area fra Prato e Firenze. L’operazione è stata messa in atto con gli uomini della Digos, della Forestale e della Guardia di Finanza.
Gli stranieri irregolari lavoravano in 5 aziende vitivinicole del Chianti. Ad ora, sarebbero 12 le persone indagate per associazione a delinquere e concorso esterno, finalizzati allo sfruttamento di lavoratori stranieri irregolari. Da quanto risulterebbe fino a questo momento, le aziende sarebbero state ignare della struttura costruita dal pakistano che reclutava i profughi a Prato.