Firenze – Al via, con l’udienza preliminare di oggi venerdì 10 maggio, il cosiddetto processo keu, derivante dalle risultanze delle indagini che hanno fatto e fanno tremare la Toscana . Fra i reati che la Procura fiorentina contesta, inquinamento ambientale, traffico di rifiuti pericolosi e associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa. La Procura ha rinviato a giudizio 24 persone, mentre le aziende coinvolte sono 6. L’udienza preliminare si è svolta oggi, davanti al giudice Gianluca Mancuso, dopo essere stata rinviata una prima volta, il 12 aprile, per alcuni difetti di notifica. Sono numerose le associazioni e gli enti pubblici che hanno richiesto di costituirsi parte civile nel processo, circa una sessantina. Fra queste, Legambiente, Movimento Consumatori, Libera e Le Vittime di Podere Rota. In presidio stamane l’associazione Le Sentinelle di Nonno Nino e Fondazione Caponnetto . Anche la società Le Rose ha chiesto di costituirsi parte civile. La società risulta essere anche tra le sei aziende a cui la Procura di Firenze contesta la responsabilità amministrativa dipendente da reato, per fatti commessi dagli amministratori. E’ stato l’amministratore giudiziario de Le Rose, subentrato alla vecchia gestione, che ha ha deciso di proporre oggi l’azione civile.
Cos’è il Keu – Il significato di keu è “ceneri derivanti dall’essicazione dei fanghi conciari”. Si tratta delle scorie residuali al processo di conciatura delle pelli, tipiche del comprensorio del cuoio, della zona di Santa Croce sull’Arno. Questi residui, se non bonificati e trattati in maniera adeguata, risultano molto inquinanti . Secondo la ricostruzione degli inquirenti, si tratta di una massa pericolosa equivalente a quasi 8mila tonnellate che sarebbe finita come materiale inerte, negli appalti pubblici di grande peso, ad esempio nel V lotto della SR429 Empolese-Valdelsa. Il pericolo più imminente è che iil keu, ricco di sostanze gravemente nocive, penetri nelle falde acquifere contaminandole, con gravi danni ambientali e ovviamente per la salute umana.
Il sistema ipotizzato – L’ipotesi accusatoria riguarda il meccanismo che sarebbe stato messo in piedi per il traffico e lo smaltimento del keu. Ciò che sarebbe emerso secondo l’accusa, è un sistema in cui si intrecciano imprenditori, amministratori locali e politici regionali, insieme a soggetti legati alle cosche Gallace e Grande-Aracri.
L’estensione del danno ambientale – Mentre le analisi dell’Arpat stanno continuando, rivelando altri siti destinatari delle scorie inquinanti, sono almeno 13 quelli in cui i materiali sotto forma di inerti sono stati utilizzati. Fra questi, l’aeroporto militare di Pisa in seguito bonificato, un terreno di recupero ambientale a Massarosa, nella zona del Green Park a Pontedera e nella Strada Provinciale 26, nel territorio comunale di Montaione. Da Arpat, che sta lavorando spalla a spalla con la Procura fiorentina, emergerebbe che i siti attenzionati sono almeno 60.
Il presidente Legambiente Toscana Fausto Ferruzza commenta: “Si avvia oggi un processo di fondamentale importanza per la nostra regione, perché ottenere verità e giustizia su uno dei casi più gravi di inquinamento ambientale della nostra storia recente, è un obiettivo statutario di rango prioritario per la nostra associazione. Ci auguriamo, altresì, che si possa procedere nel modo più celere ed efficace possibile alla rimozione degli agenti inquinanti (e quindi alla bonifica) di tutti e 13 i siti interessati dall’illecito smaltimento”.
Domenico Bilotta, vicepresidente dell’associazione Le Sentinelle di Nonno Nino, legata alla Fondazione Caponnetto, commenta : “Come società civile dobbiamo tenere alta l’attenzione su tutti i fenomeni di corruzione e mala politica con cui si aprono spiragli all’intrusione della criminalità organizzata nel corpo economico sociale della società della quale la Toscana non è immune”, mentre Maurizio Pascucci, responsabile nazionale della Fondazione per i beni confiscati, “Il processo che si sta svolgendo – dice – configura un fatto gravissimo, ed è giusto che la società civile sia presente, anche per narrare nelle scuole e fra i giovani cosa sta succedendo”. Pascucci tira anche una stoccata alla politica, in particolare a quella “progressista, affinché si ricordi di quali sono i valori da cui proviene”.
Don Andrea Bigalli, di Libera, si rivolge invece a Confindustria, chiedendo una presa di posizione forte e chiara, dal momento che parla del pericolo più grosso che corre la Regione, ovvero, “la triangolazione fra imprenditoria, malavita organizzata di stampo mafioso e mondo politico”.
Ricordiamo anche un fatto giuridico avvenuto nei giorni scorsi che potrebbe ingarbugliare ancora di più le cose. Si tratta della sentenza con cui il Tar ha accolto il ricorso delle aziende aretine Chimet e Tca, che riguardava la bonifica del sito di Bucine, aziende entrate nelle indagini dei rifiuti per aver conferito i residuati della lavorazione dei metalli (la scoria vetrosa) alla discarica Lerose, su cui si concentra l’inchiesta denominata keu. La sentenza stabilisce che le due grandi società aretine non dovranno pagare la bonifica del sito, come previsto da un atto regionale, in quanto hanno conferito i loro rifiuti “a un soggetto (Lerose Srl) regolarmente autorizzato a riceverlo, ai fini del successivo recupero e smaltimento, e accompagnato dalla necessaria documentazione”. In altre parole, i conferitori di rifiuti non sarebbero ritenuti responsabili del comportamento illecito del conferito. Un precedente che rischia di trasformarsi in un boomerang per la Regione, dal momento che provocherebbe una raffica di ricorsi. Sul punto, la Regione Toscana ha rilanciato a sua volta con l’annuncio di un ricorso al Consiglio di Stato.
Intanto, il gup Gianluca Mancuso deciderà nella prossima udienza del 7 giugno se ammettere al processo le parti che ne hanno fatto richiesta.
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