E’ la beffa tombale. I giudici della Corte di Cassazione del Tribunale di Roma hanno accolto la richiesta avanzata dal Procuratore Generale, Francesco Mauro Iacoviello, nell’udienza del maxi processo Eternit, annullando la sentenza d’appello che aveva condannato a 18 anni di reclusione l’imprenditore svizzero della Eternit, Stephan Schmidheiny, per disastro ambientale.
La motivazione della decisione è semplice: per tutti i reati è sopraggiunta la prescrizione. Come dire, siamo in Italia. Il pronunciamento della Cassazione, non bastasse l’annullamento della condanna penale, cancella anche il diritto a tutti i risarcimenti per i familiari delle vittime e per le istituzioni locali.
La lettura del verdetto non ha mancato di ricevere il caloroso saluto da parte dei familiari delle vittime presenti in aula (tra cui anche, tra le parti civili, famiglie di Rubiera) al grido di “Vergona, Vergogna!“.
Ma c’è chi, dalla parte degli offesi, vede il bicchiere mezzo pieno; ed è nientemeno che il pubblico ministero Raffaele Guariniello, che prova a tenere alto il morale delle truppe: “Non bisogna demordere. Non è una assoluzione. Il reato c’è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi. La Cassazione non si è pronunciata per l’assoluzione. Il reato evidentemente è stato commesso, ed è stato commesso con dolo. Abbiamo quindi spazio per proseguire il nostro procedimento, che abbiamo aperto mesi fa, in cui ipotizziamo l’omicidio. Questo non è il momento della delusione, ma della ripresa. Noi non demordiamo“.
Sarà interessante stare a vedere.