Firenze – Per le Pro Loco è tempo di calendari e programmazioni per i tempi della Primavera. Questione di idee e proposte che arrivano dai territori, anche se non è solo la “creatività” di una Pro Loco o la ricchezza delle tradizioni di un territorio che possono assicurare il successo. Infatti, un ruolo importante è anche attribuibile alla capacità, in un mondo sempre più globalizzato, di fare rete e di unire le forze per presentare un ritratto completo e un’offerta diversificata del territorio.Ma anche questo non basta, se non è supportato da un disegno economico preciso e da una capacità di programmare e di indicare obiettivi, tutte indicazioni che spettano via via ai vari livelli amministrativi e politici fino a investire i massimi vertici del Paese, le politiche economiche nazionali. Abbiamo interpellato sul tema il coordinatore delle Pro Loco del Mugello Sandro Corona, sia per avere anticipazioni sui prossimi programmi delle pro loco mugellane, sia per capire, a livello più generale e da un “operatore” a contatto con un importante area del territorio, lo “stato dell’arte”.
Quali sono le decisioni che avete preso, lei con i vari presidenti delle pro loco mugellane, per la ripresa primaverile?
“Nel mio ruolo di coordinatore pro loco ho voluto appoggiare con forza, insieme ai vari presidente delle pro loco del territorio, l’idea di un depliant condiviso, che dovrebbe recare la mappa degli eventi più rappresentativi fra sagre, appuntamenti, feste, avvenimenti che riguardano l’intero Mugello, da Vaglia a Borgo San Lorenzo, Barberino, Vicchio, Dicomano, Luco, Scarperia, Palazzuolo, Firenzuola, e tutti gli altri per permettere al turista o al viaggiatore che si trovi a soggiornare in questi meravigliosi luoghi di avere la visione completa di ciò che il territorio offre a vari livelli, da quello culturale a quello gastronomico alle eccellenze artistiche. Tutto ciò anche per superare atteggiamenti campanilistici appartenenti al passato, prova ne sia il meraviglioso impegno che ha unito presidenti e consiglieri, in cui è emerso, oltre all’autentico amore per un territorio straordinario, anche un importante spirito di collaborazione e di volontà di fare squadra. In questi giorni, il 7 febbraio, avremo una riunione che ci permetterà di definire gli ultimi dettagli del depliant esplicativo. Un risultato che ci rende molto orgogliosi e che, mi permetto di aggiungere, è stato ottenuto “rubando” tempo a lavoro e famiglia, in quanto, lo voglio ricordare, le Pro Loco sono associazioni di volontariato. Desidero anche sottolineare la preziosa vicinanza del vice presidente regionale dell’Unpli, Luca Parrini, che ha contribuito non solo a spronarci, ma anche in modo tangibile economicamente alla realizzazione del depliant. In tutto ciò, vorrei ancora sottolineare quanto sarebbe importante che i politici inizino ad afferrare il profondo significato anche a livello economico e sociale, delle Pro Loco, programmando risorse da mettere sul territorio”.
Di cosa avreste bisogno, oltre che di investimenti reali sul territorio, per migliorare la vostra “presa” su turisti e amatori?
“Vorrei agganciarmi all’intervento che nei giorni scorsi ha fatto il presidente della Provincia di Pisa Filippeschi, che nello specifico riguardava lo stato delle strade. Ecco, io trovo che sia emblematico di un certo modo di fare tutto italiano, che riesce a inficiare anche realtà interessanti e potenzialmente molto produttive, intendo a livello economico, realtà che spesso invece soffrono di abbandono o dimenticanza. Il modo di fare cui mi riferisco è quello di gestire le risorse del Paese per grandi spot, senza che essi siano agganciate a vere e proprie politiche, che procedano per piani e obiettivi. Così è stato per le Province, che decadono senza che ne decadano i compiti e che vengono lasciate sole a gestire compiti importanti a casse vuote. Tutto ciò ha una ricaduta diretta anche sulle Pro Loco (e non solo). Si possono fare depliant meravigliosi e progetti interessanti, ma se manca la viabilità, se le strade non sono in sicurezza, se non si parte da un piano di salvaguardia idrogeologica dle territorio, come si può davvero sperare che la macchina funzioni, che il Paese riparta, che l’economia torni a girare? Non bastano grossi spot lucrosi per le campagne elettorali, o bonus sparsi a pioggia per riformare un intero sistema economico rimasto indietro rispetto ai tempi. E’ necessario avere idee da un lato e capacità di programma dall’altro”.
A quanto sembra di capire, se non esiste una riorganizzazione efficiente, anche il lavoro pur benemerito delle pro loco diventa inutile …
“No, non inutile ma indubbiamente rende, a livello di “produttività”, meno, ma molto meno, di quanto potrebbe. Insomma, la potenzialità anche economica e in termini di creazione di lavoro è immensa, ma se la classe politica continua a riempire le sue giornate di strategie di palazzo e lotte di correnti, di ipotesi di scissioni e nuove alleanze, invece di fare qualcosa per il Paese, non c’è bravura che tenga da parte dei cittadini e, dato che siamo in argomento, delle Pro Loco: la china su cui scivoliamo non può che diventare sempre più veloce”.
Cosa suggerisce allora?
“Un semplice e banale taglio ai balletti di Palazzo, un’assunzione di consapevolezza che il Paese non solo è allo stremo economico, ma è anche sull’orlo di una crisi di nervi: di cosa vuol fare il Pd, se si scinderà o no, e persino se cercherà alleanze “strane”, o quale sarà il destino del centrodestra, salviniano-meloniano-forzista, non interessa più, ammesso che gli sia mai importato, a chi rischia di perdere il lavoro, a chi riceve voucher come pagamento, a chi pur lavorando non riesce a pagare l’affitto di una casa o gli studi ai figli. Una situazione ambientale molto pericolosa, perché lascia le porte aperte a chi, a torto o a ragione, di questi temi parla invece, o magari straparla. E nella disperazione, non si sta tanto a guardare per il sottile, circa le soluzioni”.
Si riferisce a Trump?
“Mi riferisco al pericolo che un sistema generale di facili promesse, scelte popolari, ricerca del consenso a tutti i costi possa far breccia diventando “il sistema” della politica. E tutto ciò non è appannaggio solo di Trump: Trump è più grossolano, ma di fatto buona parte sia delle democrazie “progressiste” come dei regimi “forti” è affetto dal batterio della ricerca del consenso. Che è altra cosa dalla ricerca del benessere pubblico, come ognuno può vedere. Per fare un esempio del tutto banale, quanto sia deleterio da un lato e fragile dall’altro questo sistema di intendere la cosa pubblica come una grande macchina di consenso personale, è diventato evidente con la tragica vicenda del sisma del Centro Italia connesso con la grande ondata di freddo e con la tragedia di Rigopiano: la mancanza di mezzi, la insufficienza di una Protezione civile di fatto smantellata, l’incapacità di far funzionare a pieno ritmo e con efficacia immediata la macchina dei soccorsi ha fatto da contraltare impietoso alle “narrazioni” del Paese di poche settimane prima”.
Lei di fatto afferma che qualcuno ha mentito, nella “narrazione” del Paese, ma che i fatti, come inevitabilmente avviene, hanno pesato con la loro tragica forza a dare solenni smentite. Ma di chi è la responsabilità?
“A prescindere da una classe politica che ha come unico obiettivo la creazione del consenso attorno a figure troppo facilmente definite “leader”, credo che una buona parte di responsabilità ricada sugli operatori dell’informazione, i giornalisti in primis. Se vogliamo permetterci di essere brutali, posso affermare che non sono in scarsa compagnia quando affermo che non se ne può più della cronaca politica, quella del banale dettaglio sulla mail della Raggi, sulle scissioni, correnti, polizze che improvvisamente emergono, eccetera. Si è giunti alla nausea: ciò che interessa, ciò che mi interesserebbe sentire, è cosa si è fatto e si sta facendo per i terremotati, quando, se e come cambia la legge elettorale, se e quando si va al voto, quali sono le leggi messe in atto e già efficaci per far ripartire l’economia e l’occupazione, il reddito di cittadinanza, cosa si investe quando e quanto per la Sanità e per la cultura, cosa si fa e si sta facendo per rimediare al fatto che, dopo riforme e controriforme, la nostra scuola pubblica, fiore all’occhiello per decenni in Europa, sta diventando un orribile percorso, severo da un lato e inefficiente nella produzione di sapere dall’altro. Cosa, come, quando, quanto: del gossip politico a me e credo anche agli Italiani non interessa assolutamente nulla. Propongo un giornale, un telegiornale o un sito che si occupi solo di cosa si sta facendo. Ma soprattutto vorrei che a qualcuno venisse in mente di spiegarci dove si vuole arrivare. Sempre che questa classe dirigente lo sappia. O lo sappia fare”.