Primo Maggio, striscioni spuntano a Careggi e a San Frediano

Firenze – Primo Maggio, non solo assemblee virtuali. A Firenze, come in altre città italiane, nel giorno della Festa del Lavoro, in un momento in cui l’occupazione è sotto scacco, spuntano a sorpresa striscioni per le strade, con gli ormai abituali “utensili” di sicurezza, mascherine, guanti e distanze. Un’iniziativa si è tenuta a Careggi, a cura di Potere al Popolo, l’altra a San Frediano, da parte del Laboratorio Diladdarno, dove oltre le questioni del lavoro, sono state toccate le vicende del quartiere, prima di tutte la nuova sistemazione della caserma Cavalli.

Infine, in una nota, Potere al popolo, Occupazione via del Leone, Laboratorio Diladdarno, La Polveriera Spazio Comune, Perunaltracittà, che hanno messo in piedi le reti solidali per tutelare e venire incontro ai bisogni dei cittadini più fragili, hanno messo nero su bianco richieste e appelli, fra cui, in particolare, la richiesta, generale e condivisa, di un reddito d’emergenza.

 “In questo momento di gran bisogno si legge fra le altre cose nella nota – sono oltre 600 le persone che hanno richiesto sostegno. Lo hanno ricevuto grazie a centinaia di persone che si sono offerte di partecipare, sia per fare consegne che attraverso le donazioni.
Tutto ciò testimonia che i “nostri” sono alla fame e che attivare solidarietà permette di affrontare la crisi senza lasciare indietro nessuno. Ogni giorno aumenta il numero di persone che ci chiama: lavoratori a nero o con contratti che coprivano meno ore di quelle realmente lavorate, cassaintegrati, famiglie monoreddito. Sono italiani e immigrati, colf e badanti, “collaboratori” della ristorazione e del sistema alberghiero/Airbnb, impiegati di piccole e medie imprese in sofferenza. Oggi sono tantissime le persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese mettendo un piatto in tavola. La causa di tutto ciò non é il Coronavirus. C’è un virus più potente, che il Covid-19 ha solo reso più evidente e dannoso: quello dello sfruttamento e della precarietà, che si è propagato liberamente negli ultimi vent’anni e che ha creato un mercato del lavoro frammentato, con lavoratori di serie A e di serie B e C, che alla prima scossa si sono ritrovati per terra, soli e senza tutele.
Ma c’è anche dell’altro: il settore del turismo, su cui la classe dirigente fiorentina ha voluto incentrare un modello di “sviluppo” vorace della città, è semplicemente collassato. In questi giorni abbiamo osservato un centro storico in gran parte disabitato, percorso soprattutto da riders affannati, spoglio di abitanti e di studenti. Questi ultimi sono stati espulsi durante gli anni da affitti esorbitanti e da politiche urbanistiche che hanno sostituito all’Università pubblica e alla vita reale dei quartieri un parco tematico carissimo, per masse di turisti “mordi-e-fuggi”, scuole private per stranieri ed eventi di alta moda. Con il sostegno alimentare incontriamo ogni giorno l’universo di persone che questo sistema sta lasciando dietro di sé: persone senza reddito né tutele sociali, sia tra i lavoratori che tra i piccoli commercianti.
Sono decine di migliaia a Firenze, milioni in tutta Italia, le persone, le lavoratrici e i lavoratori per cui la cosiddetta “fase due” semplicemente non partirà. Per molti altri partirà, ma in assenza di garanzia di sicurezza e condizioni dignitose di lavoro.
Oggi, primo maggio, festa dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il mondo, pretendiamo da chi ci governa: condizioni di sicurezza reali per coloro che torneranno a lavoro e reddito di emergenza immediato, senza alcuna discriminazione, per le classi popolari della nostra città e del nostro paese”.

Foto copertina: Luca Grillandini, interna Laboratorio Diladdarno-Via del Leone

 

 

 

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