Firenze – Luciano Modica, ex rettore dell’Università di Pisa, 65 anni, catanese, matematico, da anni pisano d’adozione, già sottosegretario nel secondo governo Prodi, indicato come eventuale avversario del presidente uscente Enrico Rossi per concorrere alla poltrona di presidente della Toscana, ha deciso di mettersi in gioco al di là della disponibilità dichiarata da tempo. Così il professore che vorrebbe-potrebbe investire il ruolo di candidato alternativo (in quota civatiana? … diciamo che lui stesso disse di non appartenere a nessuna corrente del Pd ) del presidente Rossi, presenta un “manifesto”. Pronto anche il titolo della sua campagna elettorale e del suo manifesto ‘La Toscana domani’, oltre alle “parole” indicative e di snodo della sua proposta politica, che sono “creatività, innovazione e lavoro; cultura, ambiente e responsabilità; e Toscana policentrica, delle città e dei cittadini”.
Ma il vero problema, di cui prende atto con realismo sia Luciano Modica che il suo staff, sono quelle novemila firme che ancora non sono state raccolte e che gli consentirebbero “davvero” di presentarsi come candidato alla corsa delle primarie per il ruolo di governatore. “Se potrò candidarmi alle primarie – dice – dipenderà dal numero di firme che riusciremo a raccogliere. Da parte del Pd è stato messo un numero altissimo di firme da raccogliere, noi faremo il possibile. Al nostro segretario nazionale Matteo Renzi, per fare le primarie contro Bersani, bastò raccoglierne 2 mila in tutta Italia. A me ne hanno chieste 9 mila per le primarie alla presidenza della Regione”.
Ma se tutto sommato il traguardo delle novemila firme resta un miraggio, allora per quale motivo presentarsi in veste di candidato “alternativo”? La vera ragione, dice Modica interrogato sul punto, “è quello di suscitare un dibattito dentro il Pd e dentro la società civile su quella che vuole essere la Toscana domani. Senza dibattito non c’è infatti democrazia”. E da questo punto di vista, conclude Modica, “io e chi mi appoggia abbiamo già avuto successo”.