Primarie Pd, j’accuse di D’Andrea: calunniato dai compagni di partito

Ernesto D'Andrea
Ernesto D’Andrea

Parole durissime quelle dell’avvocato Ernesto D’Andrea (circa 2200 firme raccolte ma appena 210 di iscritti al Pd, quindi non sufficienti) contro le regole delle primarie e soprattutto contro l’atteggiamento di una parte dei maggiorenti del partito. 13 giornate molto sofferte e notti insonni, ha detto in una conferenza stampa il consigliere comunale Pd, e una profonda amarezza: aver pagato la propria indipendenza e il fatto di aver ascoltato i cittadini come motivo per essere considerato un corpo estraneo dentro lo stesso. “Una campagna di calunnie, in senso morale e legale nei miei confronti – ha detto – con alcuni storici della sinistra che mi davano pubblicamente del fascista. E l’accusa di avere origini meridionali, quindi non degno della poltrona di sindaco di Reggio; tutto questo dentro un partito del cosiddetto centrosinistra”. Quei renziani, intesi da D’Andrea non come popolo renziano ma come esponenti a partire da Delrio e Pagani, che fino a ieri protestavano per le regole poco democratiche delle primarie, non hanno alzato un dito per evitare una sorta di “tradimento del mandato elettorale”. D’Andrea ha rifiutato la proposta di partecipare alle primarie come indipendente ed ora si pone la questione del suo futuro politico. “Decideranno i cittadini il mio futuro”, ha chiosato l’avvocato senza negare esiti anche clamorosi del proprio percorso.

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