Primarie Pd, Fossati dice no, tutto da rifare

Fossati dice no, e tutto torna ai blocchi di partenza. Sfuma la possibilità della candidatura di Filippo Fossati e, come in un gioco dell'oca della politica, la “dissidenza” interna del Pd si ritrova ancora a decidere e valutare. Cosa? Chi si prenderà in carico (se qualcuno ci sarà) di rappresentare la “bandiera” della sinistra Pd in una corsa in cui tutto sembra già scritto. Intanto, il tempo scorre e il periodo che permetterebbe, secondo le parole degli esponenti dell'area civatiana, di non ridurre queste primarie a una mera rappresentazione senza significato reale, si riduce ogni giorno che passa. Da un lato, sembra tuttavia che il “blocco Lastri-Conti” non intenda mollare del tutto la presa, dal momento che non ha comunque esaurito ancora tutte le carte, vista la presenza di Alessandro Lo Presti, ancora non valutata fino in fondo. E fra i rumors che si muovono nell'area, si registra anche il nome di Bambagioni. Del resto, anche dalla stessa area pro-Civati potrebbe giungere un contributo, una proposta che aiuti a sbrogliare la matassa. Ma per qualcuno il malessere che pervade come un brusio assordante la "dissidenza" del Pd ha un'origine lontana, vale a dire la frattura della "mela" cuperliana fra i duri e puri di George Samson (i "samsoniani") e quella più "accomodante". Due aree contigue almeno sulla carta ma inesorabilmente divise sul territorio. Vizio capitale, per molti, che non consente di venire a capo dell'impasse. La frattura di quello che era il gruppo "cuperliano" a Firenze si consumò sulle candidature ai vertici locali del partito nell'autunno 2013, quando una parte dei "cuperliani" sostenne l'accordo con i renziani sui nomi di Gianassi e Incatasciato (padrini, l'attuale vicesindaco Nardella e Elisa Simoni, cuperliana ma con ottimi rapporti con i renziani) mentre l'altra parte, capitanata da Patrizio Mecacci, allora segretario metropolitano del Pd, decise di presentare due nomi diversi, il consigliere comunale Mirko Dormentoni per la segreteria metropolitana e il segretario del circolo del Galluzzo George Samson per quella cittadina. Sullo sfondo il blocco costituito da Riccardo Conti, ex assessore regionale ai trasporti, per molti  in attesa dell'occasione per fare il salto in Parlamento e per tutti vero deus ex machina dell'attuale confronto, e dall’ex assessore di Palazzo Vecchio e avversaria di Renzi alle primarie del 2009 Daniela Lastri. 

Se la sinistra Pd si ritrova ancora con il cartello “lavori in corso”, la posizione di Nardella, pur apparentemente avvantaggiata dall'indecisione della “dissidenza”, rischia di infilarsi nel classico cul de sac. Perché? Dario Nardella ha tutto da guadagnarci in eventuali primarie di partito, che non per niente continua a sostenere a spada tratta. Vorrebbero dire, al netto di poco probabili sorprese, una legittimazione popolare alla corsa a sindaco che spazzerebbe via l'antipatico sentore di “investitura” che si porta dietro dalla scelta di passare a lui le consegne operata dall'attuale premier Matteo Renzi.  Un'altra possibilità che diviene sempre più concreta è quella di giungere a primarie di coalizione, che, pur non facendo comunque paura, almeno sulla carta, a Nardella, tuttavia hanno un significato diverso rispetto a quelle interne al Pd. Anche perché se il vicesindaco giungesse alle porimarie e le vincesse, e le vincesse “bene”, potrebbe vantare una sua propria legittimazione che lo aiuterebbe a riacquistare autonomia rispetto all'"aura" renziana.

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