Firenze – Presidio per Paolo e Andrea, i due sindacalisti dell’Usb, operai della CSO srl di Scandicci, licenziati per la loro attività sindacale, secondo il sindacato, mentre l’azienda accampa altri motivi (vedi https://www.stamptoscana.it/lavoro-la-cso-s-r-l-licenzia-due-sindacalisti-usb/). Nel corso del presidio, una delegazione di lavoratori è stata ricevuta dal consulente per il lavoro Valerio Fabiani, che ha manifestato la propria perplessità per la vicenda, oltre ad assicurare che proverà a contattare l’azienda per mettere in piedi un tavolo. D’altro canto, dice Stefano Cecchi, esponente dell’Usb, “non possiamo non chiedere il rientro dei nostri rappresentanti sindacali a testa alta”. Anche perché il quesito posto dal sindacato è, in due parole: può un sindacalista essere messo sotto scacco dall’azienda per aver messo in campo le criticità dell’azienda stessa? O non è forse proprio dell’attività sindacale fare emergere le suddette criticità, nel rapporto con i lavoratori?
Al di là delle riflessioni che mettono in discussione il ruolo stesso del sindacato e persino, in un certo qual modo, la legittimità e il raggio d’azione del suo operato, la vicenda dei due operai e sindacalisti ha visto oggi, dentro il presidio, anche il contributo e la solidarietà di una delegazione della GKN, oltre ai Cobas e a Potere al Popolo.
“E’ un mese e mezzo che questa storia va avanti – dice Stefano Cecchi, Usb – abbiamo organizzato una serie di iniziative, la prima davanti alla fabbrica, ora siamo qui, davanti alla Regione. Il motivo? A seguito della prima iniziativa si scrisse una lettera, inviata al presidente della Regione Giani, al sindaco della Città Metropolitana Nardella, al sindaco di Scandicci Fallani, chiedendo loro non che si schierassero, ovviamente, ma che almeno dicessero due parole di solidarietà a questi lavoratori, alle loro famiglie che ora sono senza reddito. Invece, dopo quasi un mese e mezzo, niente. Quindi, stamani siamo qui davanti per chiedere a chi governa di esprimersi, circa chi ha perso il lavoro. La situazione è comlicata. La prima impugnativa è stata fatta dai lavoratori e l’azienda ha risposto che voleva monetizzare la looro uscita dal lavoro e basta. Posizione non accettata dagli operai, che andranno in giudizio contro il licenziamento. Abbiamo trovato le porte chiuse. La proprietà accettava di incontrarci, ma senza parlare del licenziamento. Perciò, era inutile. Il problema grosso è: ci sono due lavoratori a casa e due famiglie in ginocchio. Vogliamo che le istituzioni si esprimano”.