Un mixer, una cassa e un microfono per gridare le proprie ragioni e farle arrivare oltre il cancello della sede Quadrifoglio in Via Baccio da Montelupo; tre cartelloni appesi alla ringhiera, bandiere contro l'inceneritore per attirare l'attenzione dei guidatori nel traffico; dall'altra parte del marciapiede, un cellulare e un'auto parcheggiati e poliziotti appoggiati al muro.
Il presidio di oggi pomeriggio contro l'inceneritore ha coinvolto una trentina di persone tra appartenenti al comitato "No inceneritori", al movimento No Tav e all'Assemblea per la piana contro le nocività. Da giugno 2013 è ripartito l'iter per la realizzazione dell'inceneritore di Case Passerini: a gestirlo, la società QThermo, per il 60% pubblica e per il 40% gestita dal Gruppo Hera "una multiutility che si occupa di servizi energetici, idrici e ambientali, contigua al Partito Democratico, a cui si deve la messa in funzione di 4 inceneritori in Emilia-Romagna", recita il comunicato dell'Assemblea per la piana. Tuttavia i dati più allarmanti riguardano l'emissione di sostanze dannose: diossine, monopolveri, metalli pesanti che potrebbero compromettere le condizioni fisiche dei cittadini. "Quadrifoglio ha il compito di occuparsi della salute, non deve contribuire a uccidere la piana": proprio Quadrifoglio in questi anni si è mosso per la riduzione dei rifiuti indifferenziati e l'aumento del riciclaggio, e per questo il progetto Case Passerini sembra una enorme contraddizione. L'inceneritore alimenta l'idea che i rifiuti non siano rilevanti, che possano sparire con facilità: ma anche se smettono di essere solidi e tangibili, si disperdono invece nell'aria e danneggiano i terreni e le persone.
Il vantaggio, quindi, sembra essere soltanto economico: una società in cui la parte privata realizza il profitto, e quella pubblica si occupa di abbattere i costi, per cui "l'inceneritore lo pagheremo in bolletta".
L'Assemblea per la piana scrive che la QThermo nel Dicembre 2013 ha chiesto di aumentare la quantità di rifiuti da incenerire da 136.000 tonnellate a 198.000, altrimenti avrebbe abbandonato il progetto chiedendo i danni per le spese sostenute. Si dà il caso che la Regione Toscana abbia inserito una clausola nella Legge Finanziaria approvata a fine 2013, che prevede un mutamento dei criteri per il calcolo dei quantitativi di rifiuti da bruciare. La legge dispone che "i flussi annui di rifiuti in ingresso agli impianti di cui al comma 1, sono individuati sulla base del carico termico nominale complessivo dell’impianto nel rispetto di quanto previsto dal piano regionale"- Art. 50 comma 3 della Legge Finanziaria per il 2014 approvata il 24/12/2013 – non più quindi in relazione a piani interprovinciali.