Presidenziali, l’unità del Pd si chiama Mattarella

Firenze – Rebus sic stantibus. Punto. Mattarella è il nome del Pd, nonostante la consegna sia “scheda bianca” almeno per le prime votazioni, quelle a maggioranza qualificata. Ma, nonostante tutte le attestazioni di stima e di favore e di compattezza da parte dell’intero Pd, la ferita di due anni fa brucia. E la paura corre sul filo. Dal momento che se questa volta il Pd dovesse auto impiombarsi sul nome di Mattarella, sarebbe una feroce resa dei conti che riaprirebbe lacerazioni ancora fresche. Con ripercussioni imprevedibili nella stessa credibilità del Pd in quanto partito capace di esprimere posizioni unitarie.

Rebus sic stantibus, dunque, abbiamo chiesto all’ex-ministro Valdo Spini un contributo di riflessione sull’attuale corsa presidenziale. Un punto di vista privilegiato, il suo, dal momento che collaborò, nel ruolo di presidente della Commissione difesa, con Sergio Mattarella quando, nel secondo governo Amato, il concorrente in lizza per la presidenza del Paese ricopriva il ruolo di ministro della Difesa. E fu il momento che, grazie anche all’attività svolta da Spini che aveva già fatto maturare il progetto, la leva da obbligatoria divenne “professionale” e l’ingresso nell’esercito divenne accessibile sia a uomini che a donne, come il servizio civile.

“Mite nel tratto, saldo nei principi”. E’ così che Valdo Spini definisce Mattarella, ricordandone anche le dimissioni da ministro causa la legge Mammì. Una saldezza di principi che secondo alcuni potrebbe essere il vero ostacolo sulla strada del rispetto del famoso Patto del Nazareno. Da cui, d’altro canto, il premier ha preso le distanze già ieri, almeno per quanto riguarda la scelta del presidente degli italiani.

In realtà, “il passaggio è cruciale per il Pd. La mossa di puntare su Mattarella è molto abile. Si tratta del segnale di compattazione del partito. Se ci fosse un’impiombatura, sarebbe il segno preciso che nel Pd molte cose aspettano ancora di essere risolte”, commenta Spini. Che d’altro canto dà un giudizio nettamente positivo sul nome di Mattarella, sia a livello politico che a livello di adeguatezza al ruolo: “Ci sono le necessarie premesse di correttezza, si tratta di persona super partes, di provata coerenza, con una lunga militanza politica (uscì dal parlamento nel 2008, come me) che ne assicura anche la conoscenza “ambientale””. E se qualcuno ha da ridire sul fatto che tutto sommato non rappresenta troppo i cittadini o manca un po’ di carisma, Spini ribatte: “il carisma si può anche acquistare”. Senza dubbio, il ruolo stesso di presidente della Repubblica investe chi lo assume di una particolare aspettativa e induce anche, come rilevato da molti esperti di cronaca politica, a cambiamenti nel carattere di chi lo accoglie. “Certo – riflette Spini – tra pochi giorni presento un libro su Pertini”. Ma è vero anche che a confronto col “Presidente” dell’Italia sarebbero ben pochi a non trovarsi in difficoltà. “E comunque – conclude l’ex-ministro – i tempi sono cambiati”.

A conti fatti dunque, rebus sic stantibus, come potrebbe andare a finire? “Ci sono due posizioni, entrambe valide e significative ed entrambe vere sebbene opposte – riflette Spini – una che dà per ormai “fatta” la presidenza di Mattarella, l’altra che ne dà per certa la sua non elezione”. E in questo caso, qualcuno preconizza, emergerebbe la figura di Veltroni. Insomma, l’unica cosa certa è che il passaggio al momento, è ancora poco leggibile, nnostante si sia sciolto, almeno apparentemente, uno dei nodi sospesi: il candidato del Pd è Mattarella, e Forza Italia e NCD non lo voteranno. Con quale motivazione? Eccola: non “va giù” il metodo troppo “secco” di decisione del presidente del consiglio. Insomma, spiegano dal centro destra, nessun veto sulla persona, ma ogni critica possibile sulle modalità di scelta.

Alla fine, la ruota dei nomi potrebbe riservare ancora qualche sorpresa. Anche se un dato è chiaro: il manico del coltello è in mano ai franchi tiratori del Pd. Se ci saranno. Infine, una riflessione a margine: la vittoria di Tsipras in Grecia quanto sposta gli equilibri del maggior partito di centrosinistra europeo? “Per tirare le somme, bisognerà attendere il termine della partita presidenziale – dice l’ex-ministro – allora, a seconda della scelta e del comportamento del partito, si vedrà cosa farà la sinistra del Pd, che senz’altro è incoraggiata dalla vittoria di Tsipras in Grecia”. Che, fuor di metafora, si potrebbe tradurre: quanto più forte sarà la fedeltà al Patto del Nazareno, quanto più facile sarà l’uscita della sinistra dal Pd. Ma per ora, la mossa “Mattarella” mette in scacco il re. E Berlusconi col suo no su Mattarella? “Abbiamo già problemi noi, farà quello che vorrà”, lo dice, come riporta Repubblica, Pierluigi Bersani.

Foto: Mattarella con Napolitano Foto Quirinale.it

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