Firenze – Tutto il mondo della cultura, anche al di là dei confini della Città metropolitana, ha fatto da testimone del “nuovo inizio” del Maggio Musicale Fiorentino, senza lesinare applausi ed espressioni di consenso. C’è voglia di grande teatro ed è chiaramente indice di una svolta il fatto che dopo tanto tempo il soprintendente Cristiano Chiarot, entrato in carica due mesi e mezzo fa, ha potuto presentare contestualmente la stagione lirica, sinfonica, il balletto 2017/2018 e l’81° Festival, annunciando che tra poco saranno pronti anche i cartelloni del 2019 e 2020.
Vendere gli spettacoli nel circuito italiano e internazionale con questo anticipo è la premessa per tornare competitivi: far inserire gli appuntamenti nelle agende degli appassionati di tutto il mondo con i tempi giusti, così come avviene in tutti i grandi teatri del mondo.
Questo “nuovo inizio” si percepisce non solo dalla scelta simbolica di ripristinare il vecchio nome di Maggio Musicale Fiorentino al posto di Opera di Firenze, ma anche dalla qualità delle opere e dei concerti in cartellone frutto di un lavoro di squadra – come hanno sottolineato tutti i presentatori – che ha potuto puntare su artisti e idee catturate e programmate nei circa 80 giorni di lavoro della nuova gestione.
Intanto il team dell’Opera di Firenze ha potuto contare sui tre direttori, dello stesso prestigio e della stessa grande caratura internazionale dei fatidici tre tenori: Fabio Luisi, Zubin Mehta e Riccardo Muti. Un grande ritorno, un grande amore e un nuovo grande direttore musicale che ha tutta l’intenzione di partecipare al grande rilancio del teatro fiorentino.
Con queste premesse, e con l’ingaggio di cantanti di qualità (fra cui molti bravi artisti del territorio finora ingiustamente trascurati), di registi affermati o giovani interessanti, Chiarot, Luisi e il coordinatore artistico Pierangelo Conte hanno posto le premesse per raggiungere l’obiettivo che il sindaco Dario Nardella ha ribadito oggi: riportare il festival del Maggio musicale fiorentino a un livello degno della sua grande tradizione. Il che vuol dire far tornare il grande pubblico internazionale a Firenze con lo sguardo rivolto soprattutto ai giovani: “Una missione che educativa che investe su futuro”, ha detto Nardella. Di questa missione fa parte il coinvolgimento di tutte le realtà culturali di Firenze a cominciare dall’Università. Il festival comincerà infatti con una lectio magistralis all’Ateneo.
Sarà dunque Luisi a dirigere l’opera inaugurale dell’81° Maggio il Cardillac di Paul Hindemith (regia di Valerio Binasco), una delle opere più significative del Novecento, così come lo è il Prigioniero di Luigi Dallapiccola (regia di Virgilio Sieni) che verrà diretto da Mehta (“Me lo ha scippato”, ha scherzato Luisi). Muti festeggerà il 5o° anniversario del suo debutto a Firenze sul podio di un Macbeth di Giuseppe Verdi in forma di concerto. Verdi sarà presente anche con La Battaglia di Legnano (direttore Renato Palumbo, regia di Marco Tullio Giordana) un’opera che raramente compare sulle scene. Siamo dunque a quella che Luisi ha definito “nuova spettacolarità” del Maggio.
Le altre due opere rivestono un particolare interesse per ragioni diverse: Tenebra di luce di Adriano Guarnieri (regia di Giancarlo Cauteruccio) è il tuffo nel contemporaneo, mentre “X “ alla Grotta del Buontalenti di Boboli è il rilancio dell’opera fiorentina del Seicento: “Voi avete inventato l’opera – così Chiarot –e noi veneziani e i napoletani ve l’abbiamo rubata”.
Perché “X”? Perché in un primo tempo era prevista Ercole In Tebe di Jacopo Melani, ma poi si è scoperto che l’ha messa in cartellone anche Pisa: “Ne troveremo presto un’altra”. Questo episodio conferma tuttavia il dubbio che vi sia uno “spionaggio” industriale anche nel mondo dell’opera, visto che quest’anno “Tutti fanno la Rondine di Giacomo Puccini, così anche noi dato che a Firenze non è mai stata rappresentata, nel centenario della prima di Montecarlo”.
La rondine (direttore Valerio Galli, regia Denis Krief) apre il 17 ottobre la stagione lirica che vede in cartellone la Sonnambula di Bellini (direttore Sebastiano Rolli, regia Bepi Morassi), la Carmen di Bizet (direttore Ryan Mc Adams, regia Leo Muscato), la Favorite di Donizetti (in originale francese, direttore Luisi, regia Ariel Garcia-Valdès) e Alceste di Gluck (direttore Federico Maria Sardelli, con la regia di Pier Luigi Pizzi in coproduzione con la Fenice).
Per il pubblico diffuso tre opere del repertorio più popolare (Elisir, Traviata e Barbiere). C’è un’idea davvero originale che Chiarot ha già posto all’attenzione dei sindacati: “Rappresentare lo stesso giorno Traviata, Trovatore e Rigoletto” , un trittico che ricorda le giornate teatrali del teatro greco. Sarà interessante vedere come va a finire. Le tre opere di Verdi fanno parte della “Trilogia popolare” in cartellone (per ora separate) nel mese di settembre 2018. Per quest’anno viene offerto al pubblico il tritico popolare “Passione Puccini” formato da Butterfly, Bohème e Tosca.
Per concludere la carrellata dei cartelloni, i concerti sono organizzati per cicli: ciclo Shostakovic al festival con John Axelrod, Luisi, Mehta, Mikhail Jurowski, James Conlon e Lorenzo Viotti. Il ciclo Stravinskij – Chaikowskij di Mehta e il ciclo Strauss di Luisi. C’è anche un ciclo Mozart con Sardelli e altri direttori emergenti o affermati.
I biglietti sono in vendita da subito e chi si muoverà per andare alla biglietteria del Piazzale Vittorio Gui può comodamente godere del parcheggio adiacente. C’è poi un’offerta di abbonamenti articolata in 21 formule diverse. Intanto si preparano altri due punti vendita in centro agli infopoint. Tutto è improntato a marcare la svolta, anche la nuova grafica con il teatro dell’Opera stilizzato che “ricorda ai fiorentini che il Comunale non esiste più”.
Foto: da destra Cristiano Chiarot, Dario Nardella