“Non sono finito. Come diceva l'allenatore di baseball Yogi Berra: sarò finito quando avrò finito”, questa la dichiarazione del Premio Oscar come migliore attore protagonista per “Scent of woman”, dopo aver ricevuto un importante premio alla carriera intitolato a Jack Valenti nell'ambito del festival Los Angeles – Italia.
Un Festival che per una settimana porterà l'Italia e il suo cinema nel cuore di Hollywood. Al Pacino era l'ospite d'onore. Una standing ovation l'ha salutato sul palco dell'evento organizzato, come accade da otto anni a questa parte, da Pascal Vicedomini. Ad applaudirlo erano in tantissimi, fra cui: Michele Placido, Martha De Laurentiis, moglie dello scomparso produttore Dino, Tony Renis, il regista David O. Russell candidato all'Oscar per il film “Il lato positivo”, il produttore Harvey Weinstein, e il giornalista Larry King, amico di vecchia data di Pacino. Il giornalista della CNN ha confidato: “A New York ero l'unico ebreo in mezzo agli italiani, e quando un italiano diceva di fare una cosa occorreva farla e basta. Non bisognava usare il cervello. Quante botte presi”.
Ma Pacino ha altri ricordi, infatti racconta: “Crebbi nel Bronx del dopoguerra. Ero io l'unico italiano in mezzo a irlandesi, ebrei, ispanici ed ero io che prendevo le botte”. Nell'accettare, dalle mani di Larry King, il “Jack Valenti Legend Award”, l'attore ha ironizzato: “un premio così pesante che c'è da guadagnare anche un'ernia”. Poi Al Pacino si è emozionato: “Sono terribilmente commosso, non mi aspettavo una accoglienza del genere, per me è un grande onore”.
L'attore newyorkese ha una grande ammirazione per l'Italia e i suoi miti cinematografici: “Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Gian Maria Volontè sono i miei maestri, ma lo sono anche i tanti italoamericani che hanno fatto la storia del cinema, Anthony Franciosa, Ben Gazzara… poi negli anni Settanta c'è stata l'esplosione degli artisti di origine italiana: Coppola, De Niro, Stallone. E Pacino, appunto, anche se l'italiano io non lo so. In casa mia si parlava italiano solo quando i miei non volevano che capissi. So dire solo una cosa nella vostra lingua: 'una mano lava l'altra e tutte e due lavano la faccia'”.
Sul finire della cerimonia, ad allietare soprattutto il pubblico femminile, è arrivato Gerard Butler, protagonista dell'ultimo film di Gabriele Muccino, “Quello che so sull'amore”. Arriva inaspettato, vestito da motociclista, inizialmente “Solo per un saluto”, anche se poi decide di fermarsi, coinvolto dal calore della serata italiana.
Promossa dall'Istituto Capri nel mondo con Rainbow Group, Eni, Cin Group, il sostegno della Dg Cinema Mibac in collaborazione con il Consolato Generale d'Italia, l'Ice e Cinecittà Studios, l'ottava edizione di “L.A. Italia – Film, Fashion and Art Fest” prevede una settimana di proiezioni, performance ed eventi sino alla vigilia degli Oscar a cui l'Italia partecipa con la candidatura del compositore Dario Marianellli per la colonna sonora di “Anna Karenina” e col documentario sulla onlus Emergency di Keif Davidson.