Prato – Ha dato ottimi risultati il laboratorio Youth Guarantee scheme, progetto di rete finanziato dall’Unione europea e promosso dalla Regione Toscana che a Prato ha raccolto oltre 40 partner per creare un modello d’intervento per i NEET, ragazzi tra i 18 e i 25 anni che non studiano e non lavorano. Grazie al lavoro della Fil già 60 giovani, dopo il primo colloquio orientativo, stanno concretizzando i percorsi di formazione e di tirocinio nelle aziende e, nonostante la prossima conclusione del progetto europeo, è più che mai operativo l’accordo di rete fra enti locali, scuole, forze economiche e sociali e imprese per individuare azioni concrete che intercettino i NEET, che nel nostro territorio sarebbero quasi cinquemila.
Stamani infatti i partner del progetto hanno firmato la dichiarazione d’intenti che li porterà a stabilizzare sia i modelli di studio, sia la rete, di cui oggi fanno parte oltre alla Provincia di Prato, alla FIL e al Centro per l’impiego, tutti i Comuni del territorio, le scuole superiori, le associazioni di categoria, culturali, di partecipazione, educative e i soggetti del terzo settore.
“Quella dei Neet è una generazione che rischiamo di bruciare e non ce lo possiamo permettere – ha detto il presidente della Provincia Matteo Biffoni concludendo i lavori della mattinata a palazzo Buonamici – Se abbiamo strumenti efficaci, come quelli progettati dal laboratorio, e sfruttiamo al meglio competenze e oportunità della rete i risultati arrivano. La larga partecipazione dei partner è l’elemento vincente, ma la qualità della spesa e la capacità di leggere il territorio di cui ha dato prova la Provincia in questi anni nell’utilizzo dei fondi europei è la bussola da seguire. E non ci sarà nessun cedimento su temi così importanti”.
Alla mattinata hanno partecipato i rappresentanti di tutti i Comuni della Provincia. L’assessore di Carmignano Sofia Toninelli ha sottolineato l’importanza di “conoscere bene il fenomeno e di mettere in sinergia le esperienze in una azione che non sia occasionale”, Giacomo Mari di Poggio a Caiano ha aggiunto che la “correlazione fra abbandono scolastico e difficoltà successive è la chiave di volta, da affrontare anche con sportelli dedicati sui territori”. Giuseppe Forastiero di Montemurlo ha commentato con soddisfazione il grande numero di partner della rete auspicando “nuove sinergie fra scuola e aziende per costruire percorsi efficaci di uscita”.
La dirigente di Istruzione, Formazione e Lavoro della Provincia Franca Ferrara, illustrando il documento che è stato poi firmato dai partner, ha tracciato una serie di obiettivi per il prossimo futuro: collegamento stretto all’interno della rete con ruoli definiti e una azione concreta che punti soprattutto all’utilizzo dei laboratori, scuole per il lavoro ma anche per la socializzazione, problema comune a tutti i ragazzi in questa condizione. Ai lavori hanno partecipato presidente e direttore di Fil, Riccardo Narducci e Michele Del Campo, Livia Marinetto della Regione Toscana, Monica Marinari e Paolo Sambo della Fil.
IL CAMPIONE PRATESE – I 60 giovani che hanno costituito il ‘campione’ del progetto sono stati selezionati grazie a 287 telefonate, che hanno individuato, anche in base alla loro disponibilità, i candidati. 38 maschi e 25 femmine, il 63% ha fra i 20 e i 24 anni (gli altri sono under 19), il 70% non ha un diploma ( i diplomati sono il 29%, 1% i laureati), gli stranieri sono il 13% e i disabili certificati l’8%. Attualmente, dopo l’orientamento e almeno due colloqui con l’attivazione di 60 programmi personalizzati, 2 sono già stati avviati al lavoro, 1 sta facendo un tirocinio e altri 12 lo iniziaeranno al più presto, 13 sono in formazione, 3 stanno facendo il servizio civile, 6 sono stati inviati ad altro servizio (Asl, ecc) e su 12 si sta completando l’accompagnamento. Solo 9 hanno interrotto il programma.
IL PROGETTO – Il progetto, attivo anche a Livorno e Carrara e finanziato dall’Unione europea con 205 mila euro, ha anzitutto sperimentato per la prima volta l’incrocio di più banche dati per intercettare la reale incidenza dei NEET. La Provincia di Prato è l’unica al momento ad aver realizzato l’incrocio, facendo materializzare migliaia di giovani altrimenti assolutamente ‘invisibili’, usciti dalla scuola e mai entrati nel mondo del lavoro, quindi scomparsi.
LE PROPOSTE DELLA RETE – Il vissuto della condizione dei NEET non è uguale per tutti. Sono i più marginali ad esprimere maggiore disagio e proprio questi rischiano di diventare più “invisibili” di altri. A Prato non si parte da zero. Molte relazioni si sono sviluppate nel tempo sul tema dei giovani, ma soprattutto c’è viva una voglia e una tradizione di fare rete. E proprio dalla rete sono già emersi i punti fermi dell’azione che si concretizza tenendo conto anche della tipologia del ragazzo, si va dai giovanissimi che hanno abbandonato la scuola senza diploma, ai diplomati ma disorientati, ai, pur pochissimi, laureati. Anzitutto flessibilizzare i percorsi scolastici e la formazione, che lasciano ben poco spazio alle possibilità di scelta e al riconoscimento delle soggettività. Occorre dunque una scuola più sperimentale, soprattutto per chi conclude la scuola dell’obbligo con fatica o che non prosegue dopo l’obbligo e per i bocciati nelle prime classi delle superiori. Un insieme di proposte alternative di scuola, di scuola-lavoro, di stage di inserimento, anche con percorsi formativi brevi con riconoscimento delle competenze (soprattutto per gli stranieri), corsi formativi annuali, programmati e realizzati in strutture adeguate, non necessariamente scolastiche costituisce il core dello sviluppo del progetto. A questo va aggiunto il sostegno allo studio per valorizzare l’associazionismo e il volontariato così da far vivere il contesto scolastico in modo positivo. Fondamentale è poi l’apporto di tirocini e apprendistato, per i quali è necessario istituire un albo di aziende che annualmente si offrono come scuola di formazione attraverso i tirocini. I giovani potranno poi proseguire l’ingresso nel sistema lavoro in apprendistato, consolidando l’assaggio professionale fatto nei tirocini. Infine il luogo di lavoro deve tornare ad essere luogo di apprendimento e non solo del fare e dell’esercizio delle mansioni.
A OGNUNO IL PROPRIO RUOLO – Con le loro firme i partner si impegnano dunque a proseguire la concertazione sul piano di intervento per affrontare il problema dei giovani e in particolare dei NEET. La Provincia favorirà una regolamentazione dell’alternanza scuola lavoro e dell’integrazione interculturale, il Centro per l’Impiego, attraverso la FIL, offrirà servizi di orientamento, formazione e accompagnamento e le scuole sosterranno integrazione e percorsi flessibili con l’obiettivo di combattere la dispersione scolastica. Anche le associazioni, in particolare quelle datoriali, i consulenti del lavoro e il terzo settore avranno compiti ben precisi all’interno della rete, che rimane comunque ‘aperta’ in ogni momento all’ingresso di nuovi partner interessati.
NEET, QUANTI SONO A PRATO – La rilevazione realizzata dalla Provincia di Prato attraverso l’innovativo incrocio delle banche dati ha fornito uno strumento prezioso, in quanto segue i percorsi dei giovani attraverso il loro codice fiscale e rappresenta dunque una fotografia reale della situazione. I quasi cinquemila NEET rintracciati scendono a 2.500 se si scelgono solo coloro che sono completamente inattivi da un anno (e 1.590 sono gli inattivi da due anni). Questo è lo zoccolo duro su cui è necessario concentrarsi. In Italia non esiste una banca dati ufficiale dei giovani NEET, la Provincia ha creato un proprio data base incrociando gli archivi dell’Osservatorio scolastico, le comunicazioni al Centro per l’Impiego, il data-base regionale sulla formazione professionale, gli studenti iscritti all’Università di Firenze e i giovani che hanno sostenuto il primo colloquio di orientamento nell’ambito di ‘Garanzia Giovani’. Il data base sui nati nel decennio 1989-1998 conta (al 30 giugno 2014) 4.842 giovani NEET, un numero sostanzialmente in linea con la media regionale, anche se alcuni di questi potrebbero lavorare all’estero, essere iscritti ad altre Università, lavorare in proprio o anche cercare lavoro non utilizzando i canali ‘ufficiali’.