Prato – Marcia per la libertà, ovvero Marcia per protestare contro i 4mila euro di multa comminati, secondo le indicazioni del decreto sicurezza di stampo salviniano, ai manifestanti della Superlativa, un’azienda pratese, che è in arretrato di mesi con i pagamenti. A dire la verità, come spiegato da Luca Toscano dei SiCobas che hanno indetto la manifestazione e che stanno portando avanti la battaglia per il rispetto dei diritti del lavoro all’interno delle aziende pratesi fra cui la Superlativa, l’azienda avrebbe pagato la mensilità di settembre ai lavoratori, ma ad ora resta in arretrato di 8 mensilità. Nonostante gli accordi con la proprietà. Gli scioperanti sono stati multati perché, in occasione del picchetto davanti alla sede aziendale nel giorno dello sciopero, avevano bloccato il traffico. Con l’ultima notifica, sono 22 le persone che si sono viste recapitare la multa di 4mila euro. I lavoratori della Superlativa sono 30. Fra i 22, anche due studentesse che portavano la loro solidarietà agli scioperanti.
Il caso ha varcato i confini regionali ed è diventato di interesse nazionale, tant’è vero che sabato sono previsti centinaia di partecipanti da tutt’Italia, con pullman da Napoli e dall’Emilia, mentre in molti giungeranno da Firenze. L’appuntamento è alle 16 alla stazione Centrale di Prato, da dove il corteo muoverà attraversando piazza Europa, viale Piave, piazza delle Carceri, via Garibaldi, piazza Duomo con conclusione in piazza del Comune. Una meta scelta non a caso, visto l’atteggiamento di Cgil, Pd e sindaco di Prato, Matteo Biffoni, che hanno preso le distanze dall’iniziativa. Le forze dell’ordine stanno preparando un massiccio servizio di sicurezza.
Intanto, il 15 gennaio scorso, a ridosso della manifestazione di SiCobas, il Consiglio regionale della Toscana si è espresso sulla vicenda con una netta presa di posizione.
“In merito alla manifestazione contro il così detto Decreto Salvini prevista il 18 gennaio 2020”, questo il titolo della mozione approvata dal Consiglio regionale, in cui si esprime vicinanza “ai lavoratori sanzionati per il solo fatto di avere messo in atto una legittima protesta al fine di fare emergere situazioni di oggettiva illegalità e sfruttamento in ambito lavorativo”.
Il testo, proposto da Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Sì Toscana a Sinistra, è stato approvato dopo essere stato emendato dalla maggioranza. Il Consiglio regionale afferma che “l’applicazione del cosiddetto Decreto Salvini contro le legittime proteste dei lavoratori lede le fondamentali libertà democratiche e contrasta con il diritto di sciopero e di protesta, configurandosi come una pericolosa misura di limitazione del diritto al dissenso ed alla denuncia di condizioni di sfruttamento e dunque come un pericoloso attacco alle libertà individuali”. S’impegna quindi la Giunta regionale a proseguire nelle azioni volte al “contrasto di ogni forma di sfruttamento ed illegalità in ambito lavorativo” e a sostenere le organizzazioni sindacali nelle “iniziative che vorranno intraprendere al fine di contrastare gli effetti negativi e pericolosi derivanti dall’applicazione del decreto Salvini nell’ambito del mondo del lavoro”.
“A pochi giorni dal corteo del 18 la netta presa di posizione del Consiglio regionale è un fatto di grande rilevanza. Il compito delle istituzioni è colpire e perseguire chi sfrutta, non chi è sfruttato” commentano Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglieri regionali di Sì Toscana a Sinistra. “I lavoratori multati non possono essere lasciati soli né possiamo accettare che sia limitato il diritto allo sciopero e che venga punito chi si ribella”.
“Le multe agli operai che denunciavano la loro condizione di sfruttamento – continuano Fattori e Sarti – sono un’intollerabile ingiustizia di cui dobbiamo innanzitutto ringraziare l’ex ministro Salvini e i suoi così detti decreti sicurezza. Per noi sicurezza significa assicurare il rispetto dei diritti fondamentali all’interno di tutti i luoghi di lavoro, compresi i capannoni industriali del distretto pratese. Quei decreti, ormai divenuti legge, devono essere immediatamente cancellati assieme alle multe agli operai della Superlativa, indegne di una Repubblica fondata sul lavoro”.