Prato – Parlare della Sacra Cintola a Prato non è una novità, ma l’incontro di sabato 6 aprile presso la Casa del Popolo di Coiano in via Bisenzio a San Martino lo è per una serie di ragioni.
Innanzitutto il luogo che solitamente ospita eventi di natura prettamente laica. Ma nell’ottica del Presidente del circolo Arci Mario Bensi, con quest’iniziativa c’è la volontà di conciliare per la prima volta la cultura laica con quella religiosa per arginare il populismo dilagante in nome della Sacra Cintola che è il simbolo dell’unione dei popoli.
Inoltre è da anni che la Casa del Popolo di Coiano, tra i vari Circoli Arci del territorio pratese, si caratterizza per una serie di incontri che hanno lo scopo di offrire alla città tematiche culturali che abbracciano le diverse culture che insistono sul locale territorio.
Il protagonista della mattinata di sabato a partire dalle 10.30, sarà Giovanni Bensi che ha scritto un libro “La Sacra Cintola e l’arte nell’area pratese”, casa editrice Società Pratese di Storia Patria 2017, introdotto dal vescovo emerito Gastone Simoni, coadiuvato da Claudio Cerretelli, vice direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali della Diocesi di Prato.
Un volume di circa 600 pagine, che dalla sua ideazione sino alla stampa ha visto un lungo periodo, quasi un ventennio. Si apre con il ricordo di quando lui bambino di appena sei anni era con la mamma che pregava davanti alla cancellata della cappella che in duomo custodisce la Cintola, perché la Madonna salvasse la vita del babbo.
Diviso in due parti, la prima che spiega il significato morale della cintola come si ritrova anche nella Bibbia, nella seconda invece si elencano con particolari ben 30 diari dei vari pellegrini che intrapresero dei lunghi viaggi per fermarsi alla pietra bianca posta a Gerusalemme, il luogo ove San Tommaso ricevette in dono dalla Madonna la cintola. Quella roccia, a detta di Giovanni Bensi, è ancora ben visibile, con una parte sulla strada e l’altra all’interno di un giardino presso un Monastero delle monache russe.
“La roccia si trova lungo la salita per l’Oliveto, fra la tomba di Maria e l’orto dei Getsemani – dice lo scrittore – sopra di essa è stato costruito il muro di un monastero, così metà della grande roccia si trova nel giardino di una comunità di monache ortodosse, che la venerano, e l’altra metà è lungo la strada e passa quasi inosservata. Tanto che – aggiunge – quando la vidi per la prima volta nel 2000, un tassista ci aveva parcheggiato il mezzo davanti e sopra la roccia aveva appoggiato una pelle scamosciata per asciugare la vettura dopo il lavaggio”.
“Sulla superficie, – aggiunge poi il Bensi – c’era una incisione non visibile a occhio nudo, si tratta di una croce curva con probabile iscrizione nella traversa, segno della devozione dei pellegrini”. Secondo Bensi quel luogo è molto significativo per Prato, è lì che nasce la storia della Cintola, “si può dire che la nostra città ha un luogo di riferimento a Gerusalemme”.