Povertà in Toscana, il 10% delle famiglie in crisi alla fine del mese

Firenze – Povertà in Toscana, se il 10% delle famiglie arriva con difficoltà a fine mese, molte non mangiano proteine, altre non si scaldano, moltissime (24%) non si curano . Potrebbe essere una buona sintesi della relazione che oggi è stata fatta nella sede della Presidenza della Regione ToscanaPalazzo Strozzi Sacrati, riguardo al Sesto Rapporto Povertà, che mette a sistema i dati emersi  dalla collaborazione fra Osservatorio Sociale Regionale, ANCI Toscana, IRPET, Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza, Università di Siena e Caritas Toscana. Fra i nuovi problemi non solo l’onda lunga della pandemia, ma anche l’inflazione, che si fa carico di erodere il potere dacquisto di famiglie già in crisi per l’esiguità degli stipendi (i lavoratori poveri).

Mettendo in fila le criticità, ecco che si arriva a mettere nero su bianco ciò che da qualche tempo emerge nella società toscana, secondo la sintesi che precede il Rapporto vero e proprio: il 10% delle famiglie arriva con grande difficoltà alla fine del mese mentre il 14% dei toscani descrive la propria situazione economica come “povera”; il 16% delle famiglie ha difficoltà a mangiare carne o pesce in modo regolare, il 21% non può permettersi di riscaldare adeguatamente la propria casa, il 18% fa fatica con il pagamento delle spese di trasporto; la povertà relativa colpisce il 15,1% delle famiglie toscane ed è maggiore nelle famiglie con figli, soprattutto se con un solo genitore (25,3%): la maggiore fragilità delle famiglie con figli soprattutto se minori, che era già stata evidenziata in precedenza, torna ad essere purtroppo riconfermata.

Interessate anche a mappa del reddito: in Toscana, come si legge nel Rapporto, l’8% delle famiglie dichiara che il proprio reddito netto mensile
è inferiore a 600 euro al mese, il 10% a meno di 800 euro; il 25% delle famiglie guadagna meno di 1.200 euro al mese, la metà meno di 2.000
euro. Il 10% delle famiglie toscane ha un reddito netto mensile familiare superiore a 4.000 euro, il 25% maggiore di 3.000 euro. Secondo i dati riportati, il reddito medio mensile del 10% delle famiglie più ricche è quattro volte quello del 10% delle famiglie più povere.

Fra i dati che fotografano la società toscana attuale, oltre alle difficoltà di accesso ai beni essenziali, ci sono quelle legate ai cosidetti “beni meritori” ovvero sanità e istruzione. Secondo quanto illustrato dal Rapporto, in Toscana il 24% delle famiglie ha difficoltà nel pagamento delle spese relative alla salute, come farmaci e visite mediche non coperte dal servizio sanitario nazionale. Ad entrare più in crisi sono i single con meno di 65 anni (28%) e, soprattutto, le famiglie mono-genitore (35%).  Un altro indice della salute della società è la vulnerabilità finanziaria delle famiglie. Se la media regionale per quantoriguarda l’arretrato nelpagamenti dei prestiti è del 3%, per le coppie con figli minori si sale al 7%. Nella Regione tuttavia, il 47% dellefamiglie si trova in difficoltà a sostenere spese impreviste per 5mila euro, il 25% enra in crisi con una spesaimprevista di 2mila euro e per il 14% una spesa imprevista di 800 euro risulta insostenbile con risorse proprie.

Altro punto particolarmente dolente è quello dell’esclusione dai servizi ricreativi e culturali. In umeri ciò significa che il 32% dei toscani non puòfare una vacanza di una settimana all’anno lontano da casa, ma peril 28% delle famiglie è impossibile andare al cinema, o a teatro, o a mangiare al ristorante almeno una volta al mese.

Un capitolo particolare è quello dedicato alle misure di contrasto della povertà, con particolare riguardo per il Reddito di Cittadinanza. Quanto a a quest’ultimo, sempre leggendo la sintesi del Rapporto,  i  numeri ci dicono che, nel 2021, i nuclei beneficiari di RdC in Toscana sono stati 53.438, in leggera diminuzione rispetto al 2020;  il 42% dei nuclei destinati al percorso di inclusione sociale è stato preso in carico da parte dei Servizi Sociali; per l’83% dei nuclei presi in carico è stata completata l’analisi preliminare;  il 40% ha effettivamente firmato il Patto per l’inclusione sociale alla fine del percorso. L’incidenza di nuclei beneficiari sul totale delle famiglie è pari al 3%, con una incidenza più elevata nelle zone delle Apuane, nel livornese e nella Valdinievole dove arriva al 5%.
Attualmente, con la misura RdC in corso di revisione e alcune modifiche già introdotte, in Toscana sarebbero interessati dal taglio del numero di mensilità previsto dalla legge di bilancio 14mila famiglie, ovvero il 26% del totale.

Circa i provvedimeti presi dalla Regione per fronteggiare una situazione disastrosa sotto molti aspetti, emerge il ruolo fondamentale della Delibera di Giunta regionale n. 557 del 16/05/2022, con cui la Regione Toscana ha approvato il nuovo Atto regionale di contrasto alla povertà per il triennio 2021-2023 (48,8 milioni € per servizi e 2,3 milioni € per interventi a favore dei senza dimora). L’Atto individua  servizi e interventi da attuare ed i relativi obiettivi. Un serviio particolarmente voluto dalla giunta è il Pronto Intervento Sociale. In Toscana da qualche anno è attiva
la sperimentazione del Servizio di Emergenza Urgenza Sociale regionale (SEUS), che ad ora è presente in 14 zone ed è in  progressiva estensione ad altre aree. All’analisi, risulta che il 40% dei casi presi in carico riguarda problematiche di povertà e che, in gran parte, i casi sono riferiti a persone di nazionalità straniera, soprattutto minori stranieri non accompagnati e persone senza dimora.

Aprendo la presentazione del Sesto Rapporto sulle Povertà, “E’ priorità politica della Regione rimuovere le condizioni di povertà per quel 10% di famiglie toscane che faticano ad arrivare alla fine del mese- ha detto il presidente Eugenio Giani – purtroppo siamo consapevoli che difficilmente le condizioni attuali, dovute ai costi delle bollette e dell’energia e all’inflazione a due cifre potranno migliorare  nel breve periodo, che servirà più tempo. E’ quindi necessario anche in questa fase fare tutti gli sforzi possibili. Come Regione abbiamo recentemente impegnato 16 milioni di euro perché l’assessorato alle politiche sociali possa individuare e sviluppare interventi concreti di sostegno alle famiglie in difficoltà, in sinergia con i comuni. Inoltre stiamo cercando di intervenire laddove ci sono ancora le condizioni per mantenere un equilibrio che non faccia cadere in condizioni di povertà. Interventi come gli asili nidi gratis per le famiglie sotto i 35.000 euro di Isee sono misure concrete che la Regione mette in campo per fronteggiare questo fenomeno”.

“Il rapporto – ha sottolineato l’assessora al sociale Serena Spinelli – mostra con chiarezza e direi anche con crudezza gli effetti prodotti dalla crisi energetica conseguente alla guerra e dalle spirale inflattiva. I rincari di bollette, mutui, beni essenziali hanno messo in ginocchio tantissime famiglie. Davanti a una situazione come questa la lotta alla povertà e alle disuguaglianze dovrebbe essere la prima priorità nell’agenda politica del Paese, mentre invece il governo continua a fare altro. Anzi, elimina anche gli strumenti di contrasto esistenti: ha azzerato il fondo per il contributo affitti e la morosità incolpevole, che consentiva a ventimila famiglie in Toscana di essere aiutate a fronteggiare questa ingente spesa mensile. Ed è intervenuto a limitare il reddito di cittadinanza (in Toscana almeno 14mila famiglie sarebbero già interessate dal taglio di mensilità previste) senza prevedere nessuna alternativa per chi si trova in situazione di disagio economico e povertà”.

“I dati che presentiamo oggi – ha concluso Spinelli – mostrano invece quanto possa essere prezioso l’intervento pubblico davanti a scenari come quello che si è manifestato nel corso del 2022: gli interventi pubblici hanno compensato mediamente del 38% l’aumento di spesa dovuto all’inflazione, percentuale che è salita al 73% nel caso delle famiglie più povere. L’assenza di nuovi interventi e la limitazione da parte del Governo degli strumenti a disposizione degli enti locali, rischiano invece di far precipitare sempre più in basso migliaia di famiglie. In un Paese che già sconta gravi ritardi rispetto a pensioni e salari bloccati e in troppi casi inadeguati, questo atteggiamento è gravissimo”.

 

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