Si conclude con un’archiviazione la pratica aperta al Csm per verificare eventuali profili di incompatibilità del Presidente del Tribunale di Bologna Francesco Maria Caruso in relazione al suo “no” al Referendum del 4 dicembre 2016, scritto sul suo profilo facebook e pubblicato dalla Gazzetta di Reggio poco prima dell’apertura delle urne.
Caruso “pur confermando integralmente i contenuti del messaggio” (privato seppur divulgato su un social media, ndr) , precisò che “le stesse idee e gli stessi concetti sarebbero stati presentati in forme diverse, se sin dall’inizio destinati al più ampio pubblico”. “La pubblicazione – aggiunse il magistrato – ha l’evidente scopo di sollevare una polemica giornalistica alla quale il ruolo istituzionale impone di rimanere estraneo”. E successivamente chiariva ancora meglio il suo pensiero: “”Mi sono state attribuite cose che non ho detto. Non ho detto che chi vota Sì al referendum sia un repubblichino, ma che commette un errore grave come quello compiuto da chi sostenne la Repubblica di Salò. E’ una cosa del tutto diversa”.
Pierluigi Saccardi e altri 11 amministratori di maggioranza (Scarpino, Pavarini, Vergalli, Franceschini, Rivetti, Cantergiani, De Franco, Montanari, Aguzzoli, De Lucia del Pd e la consigliera Sel Lusenti) firmarono allora un documento in cui si schierarono apertamente dalla parte dell’ex presidente del tribunale reggiano: “Le sue parole sono state strumentalizzate”, scrissero.
L’archiviazione al Csm dà oggi ragione a Caruso ed a chi lo sostenne.