Appare in tutta la sua bravura, Jacopo Carucci detto “il Pontormo”, nel video “Quiete, silenzio e solitudine” che da alcuni giorni accoglie i visitatori nella casa natale del pittore, a Pontorme di Empoli. Quaranta minuti in alta definizione, proiettati sulle pareti delle stanze che accompagnarono l'infanzia di Jacopo, nato nel 1494 e rimasto ben presto orfano di madre e di padre.
Lodato da Michelangelo e da Raffaello, apprezzato dai facoltosi committenti fiorentini compresi i Medici, edotto alla pittura nelle botteghe di Fra' Bonaventura e Andrea del Sarto, il Pontormo raccontato dalla regia di Vincenzo Capalbo e Marilena Bertozzi e dai testi di Cristina Gelli emerge in tutta la sua complicata figura: il pittore tenuto in grande considerazione nella Firenze del Rinascimento, ma anche il “giovane malinconico e soletario”, l' “uomo parco e costumato”, come lo descrive il Vasari nelle sue Vite.
A introdurci nella vita di Jacopo è l'attore fiorentino Stefano Tamburini, mentre la voce narrante è quella di Ivano Bini. Le vicissitudini dell'infanzia trascorsa a Pontorme, condussero Jacopo tredicenne nella Firenze del primo Cinquecento, dove operavano Leonardo, Michelangelo, Raffaello; dove la ricchezza e il potere delle grandi famiglie garantivano laute committenze, così come erano capaci di far eleggere papi, farsi alleati re e imperatori e, addirittura, far assediare la città per abbattere la Repubblica che aveva cacciato i Medici nel 1527.
Il Pontormo realizza le sue opere in mezzo a questa temperie culturale e politica, fatta di opportunità straordinarie e feroci lotte di potere, dove il carattere introverso del pittore, lo induce ad acconciare la sua casa in modo tale che, come racconta sempre il Vasari, “alla stanza dove stava a dormire e talvolta a lavorare si saliva per una scala di legno, la quale entrato che egli era, tirava su con una carrucola, a ciò niuno potesse salire da lui senza sua voglia o saputa”.
Il video intreccia la vita del Pontormo alle sue opere. Da quelle giovanili, come la Veronica affrescata nella Cappella dei Papi in Santa Maria Novella e il ritratto di Cosimo De' Medici, si passa ai suoi capolavori: gli affreschi della Certosa del Galluzzo e della Cappella Capponi in Santa Felicita a Firenze; Il martirio dei diecimila, L'alabardiere e l'affresco La visitazione, alla chiesa di San Michele a Carmignano.
Fino all'opera che impegnò Pontormo per dieci anni, gli ultimi della sua vita, dal 1546 al 1556: l'affresco del coro della chiesa di San Lorenzo a Firenze, commissionato a Jacopo dalla famiglia Medici. Pontormo condusse l'opera in solitudine, impedendo a chiunque di vedere gli affreschi prima che fossero finiti. La morte lo colse prima di portarli a compimento. Fu il Bronzino a completarli, ma l'opera andò distrutta dai lavori di consolidamento delle murate del coro nel 1738. Se ne può avere un'idea solo ricostruendola dai disegni preparatori lasciati dal Pontormo, ma è sicuro che lo scoprimento dell'opera, rivelò ai contemporanei un Pontormo inaspettato, che mise in discussione i canoni dell'arte tradizionale e che suscitò commenti differenti. Lo stesso Vasari ne contestò le scelte e scrisse che il Pontormo operò senza “né ordine di storia, né misura, né tempo, né varietà di teste, non cangiamento di colori di carni, ed insimma non alcuna regola, né proporzione, né alcun ordine di prospettiva”.
Il video, nato da un'idea di Paola Panicci, prodotto dal Comune di Empoli con il contributo della regione Toscana e del sistema museale “Le terre del Rinascimento”, sarà installato alla Casa del Pontormo a Empoli, diventata oggi centro didattico e sede del Centro studi sull'arte del Cinquecento nella provincia Toscana, presieduto da Antonio Natali, direttore della Galleria degli uffizi, che ha contribuito in maniera fondamentale alla realizzazione del documentario.
Il trailer del video, realizzato dalla Art Media Studio di Firenze, può essere visto all'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=cwqgQKZLn2g.