Polo toscano senza risorse, Casciu: “Brand per i musei e aree integrate”

Firenze – Deve gestire ben 44 luoghi statali – musei, giardini e ville medicee – alcuni dei quali inseriti nella World Heritage List dell’Unesco, e neanche un architetto in dotazione nello scarno organico. Nel Polo museale toscano, forse unico al mondo per importanza del patrimonio artistico, lavorano in undici appena. Devono lottare con la mancanza di risorse, perché nessuno dei siti che gestiscono è economicamente autosufficiente, e dunque verrà presto introdotto un biglietto per entrare nelle ville medicee in cui adesso l’ingresso è gratuito. A distanza di due anni e mezzo dalla partenza della riforma Franceschini (marzo 2015) ne parliamo con il direttore del Polo, Stefano Casciu, storico dell’arte.

Facciamo il punto della riforma Franceschini che ha istituito il Polo museale toscano, e di questi pochi anni di operatività

Siamo partiti da zero e dunque la fase costitutiva del Polo toscano è ancora in corso. Abbiamo dovuto “inventare” di sana pianta la logistica: attualmente la nostra sede è in lungarno dei Medici, mentre quella definitiva sarà a Palazzo Mozzi Bardini, dove ci trasferiremo nella prima metà del 2018. Poi abbiamo dovuto costruire l’organico dell’ufficio, prendendo un “pezzo” dell’ex Polo fiorentino che si è diviso in quattro. Attualmente la dotazione di personale a livello centrale è molto ridotta: appena 11 addetti destinati a ruoli contabili e amministrativi, che si sommano ovviamente al personale dei singoli musei.

Il polo museale toscano con la riforma Franceschini è diventato uno dei più importanti al mondo e non ha neanche un ufficio tecnico?

Purtroppo no, non lo abbiamo. Abbiamo un’assoluta carenza di architetti ad esempio. C’è un gap pazzesco fra numerosità, importanza dei nostri siti e dotazione di personale e risorse. Pensi che fra i grandi musei, dal punto di vista economico solo gli Uffizi (peraltro a gestione autonoma) sono autosufficienti, gli altri no. Alcuni luoghi che noi gestiamo, come le Ville medicee, addirittura non hanno biglietto. Questa era una scelta del Polo fiorentino e del sovrintendente Antonio Paolucci che ragionava in termini di redistribuzione interna delle risorse. Era un processo virtuoso adesso purtroppo spezzato. Infatti stiamo discutendo con il Ministero per riorganizzare il sistema dei biglietti.

In sostanza vuol dire che prossimamente dovremo pagare per accedere alle quattro ville medicee del Polo…

Penso sia inevitabile. Ma stiamo lavorando anche sulla loro valorizzazione. Sulle ville e giardini medicei della Toscana patrimonio dell’Unesco, 14 in tutto, stiamo cercando di organizzare iniziative comuni in collaborazione con la Regione.

 

 

casciu

Da quali musei provengono gli introiti maggiori?

Dai musei dell’Elba, dalla Basilica di san Francesco di Arezzo. Consideri che autentiche perle del nostro patrimonio come l’Archeologico di Firenze, la Pinacoteca di Siena, i siti museali di Lucca o Pisa, nonostante la loro importanza, hanno un numero di visitatori molto modesto. Uno degli aspetti positivi della riforma Franceschini è che comunque gli introiti dei musei tornano alle singole strutture con l’aggiunta di un fondo compensativo che “toglie” ai musei autonomi per redistribuirlo alle strutture minori.

Però non basta. Il 2017 per la Toscana è stato un anno record per l’afflusso turistico su tutto il territorio. Ne hanno beneficiato anche i musei minori?

Sì, ma poco. Del resto non possiamo pensare che le grandi comitive di cinesi vadano a visitare, che so, San Marco o il Cenacolo di Andrea del Sarto. Questi sono luoghi di nicchia. Tutti vogliono vedere gli Uffizi, il David e poco più. Noi organizziamo aperture straordinarie con le scolaresche, alle famiglie, ma i siti “minori” non sono fatti per le gigantesche file e l’afflusso che vediamo agli Uffizi.

Se lei avesse a disposizione denaro e risorse umane adeguate, cosa farebbe?

In primo luogo creerei un brand per identificare i musei toscani come sistema. Poi vorrei proporre tre grandi aree – quella fiorentina, Siena e Arezzo, e l’area costiera con i siti di Pisa e Lucca all’interno – con una card locale ad esempio. A Chiusi stiamo facendo qualcosa di simile, siglando accordi con il Comune e la diocesi per creare una rete unitaria.

Innovazioni nei servizi all’utenza?

E’ una bella sfida. Ci proviamo, ma le nostre difficoltà attuali riguardano il mantenimento di questo grande patrimonio. Ci siamo trovati musei minori con arretratezze inimmaginabili che dobbiamo superare ad ogni costo. Cerchiamo di farlo giorno dopo giorno con quello che abbiamo.

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