Politici, datevi un taglio

La nuova manovra ghermisce le tasche del ceto medio impoverendolo. I privilegi della casta restano intatti. Gli enti locali, anche quelli incomprensibili, non si toccano

Diamo i numeri (in senso buono), così tanto per non girarci troppo attorno e arrivare al cuore del problema: il presidente della provincia autonoma di Bolzano percepiva nel 2007 25.600 euro lordi mensili. La Merkel 19.300, Sarkozy 6.600 e Putin 4.860. La previsione di spesa nel 2011 in assegni vitalizi e rimborsi agli ex parlamentari è di 219.100.000. Sì proprio così, avete letto bene. Nel 2008 i dipendenti del Quirinale erano 1.859; erano 433 alla Casa Bianca, 310 a Buckingham Palace e 219 alla Casa Imperiale di Tokyo. Solo per snocciolare qualche dato, nemmeno tra i più eclatanti. Ribadiamo: con quale faccia un politico di qualsiasi schieramento, sia al governo che all’opposizione, può pretendere di proporre nuovi sacrifici al Paese o, dall’altra sponda, fare la morale su come sarebbe meglio una maggioranza, naturalmente del suo colore? Senza esigere un drastico taglio ad una delle zavorre che più sta affossando la comunità, in termini economici e burocratici, che risponde al nome del costo della politica e delle pubbliche amministrazioni coi loro stuoli di deputati e senatori, assessori e consiglieri, impiegati, funzionari, segretarie e autisti? Cosa dopo il bunga-bunga? Abbiamo avuto un limpidissimo esempio di come lorsignori intendono il risparmio, col portafoglio degli altri, nel voto alla Camera sul taglio delle Province, scadute nel 1970. D’altronde oltre Roma, epicentro del magna-magna, come si sono comportati gli enti locali, anche i più “virtuosi”, quando le vacche erano più grasse? Da gioiose macchine da guerra dello sparpagliamento di poltrone e consulenze in chiave amical-clientare. Fabbriche del consenso, il proprio, coi soldi pubblici, i nostri. E adesso piangono miseria. Allora rivolgiamo un appello ai parlamentari di casa nostra, più per loro, sulla strada di una eventuale rinnovata credibilità-rappresentatività, che per le nostre tasche, irreparabilmente bucate e votate al pre-accattonaggio. Dove sono Pierluigi Castagnetti, il cattolico democratico ed Emerenzio Barbieri, l’impenitente democristiano; dove sono Renzo Lusetti, l’eterno centrista e Albertina Soliani, l’umanista rivierasca; dove Leana Pignedoli, la montanara aulente e Maino Marchi, il convitato preciso. E dove Angelo Alessandri, il celta verde? Tutti, tutti dormono sulla collina (di Montecitorio)

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