Politica, Spini: “E’ l’ora di rilanciare la tradizione socialista”

A 130 anni dalla nascita del Psi, il confronto torna a farsi acceso

Si può senz’altro affermare che il socialismo appare come una sorta di oggetto misterioso nel dibattito politico italiano nelle varie forme in cui si è incarnato. Socialdemocrazia che è poi il nome della Spd tedesca, la progenitrice di tutti i partiti socialisti; o socialismo tout court come il Psi italiano o il Ps francese. O, ancora, laburismo per i britannici, che sono i laburisti per antonomasia, per gli olandesi, i norvegesi o gli stessi laburisti israeliani (un partito importante ai tempi di Rabin e di Peres.)

C’è stata una fase nel dibattito politico del centro-sinistra, in cui il termine “socialista” veniva considerato come qualcosa da bypassare in nome del sostantivo democratico, destinato di per sé ad attirare una maggioranza di elettori, proprio in nome del superamento di quello che appariva uno steccato ideologico.

Invece ancora una volta i fenomeni strutturali hanno avuto ragione dei fenomeni della politique- politicienne , della politica astratta. Quelle quote di ceti elettorali che in nome di una democrazia cristiana o del socialismo venivano trattenute su una posizione moderatamente riformista, si sono sentite libere di rispondere ad altri impulsi più di carattere localistico o direttamente utilitaristico.

Ma soprattutto, a causa delle particolari conseguenze della globalizzazione nei paesi industrializzati, con le tendenze alla delocalizzazione dell’industrie e della concorrenza al ribasso sugli stipendi e sui salari, si verificava un crescente divorzio tra i partiti di sinistra e di centro-sinistra e la loro base sociale, spesso trasportata sul versante sovranista o populista, mentre, su di un altro versante, le problematiche dell’ambiente ponevano in termini del tutto nuovo temi che la sinistra tradizionale non aveva ancora preso in considerazione, anche nel modo di fare politica.

Da ciò nasceva l’ironia sull’elettorato da Ztl cui doveva ormai ridursi il centro-sinistra. Per riconquistare la base elettorale perduta, si è ricominciato a parlare di identità. Un passaggio che non può non comportare un ritorno alle radici di questa identità, viste non tanto come un recinto da superare, quanto come una potenzialità di attrazione. Tra queste radici vi è indubbiamente quella socialista, italiana, europea, internazionale, che con tutti i suoi difetti è tuttora viva ed operante. Spagna e Portogallo sono due paesi a noi vicini che sono ben governati da due primi ministri socialisti.

In Italia è emerso un forte dibattito circa la necessità di costruire un vero partito del lavoro, di tutti i lavori, non solo quello subordinato ma anche quello imprenditoriale. Dal punto di vista storico, ciò che ha contraddistinto i partiti laburisti da quelli della socialdemocrazia o del socialismo classico, è stato il fatto che nei partiti laburisti prima è sorto e si è formato il sindacato (le Trade Unions britanniche) che poi ha sentito il bisogno di formare un partito che le rappresentasse. Nel caso della socialdemocrazia tedesca e dello stesso Partito Socialista Italiano, prima si è costituito il partito e poi è stata costituita la sua rappresentanza sindacale. Il che significava all’epoca un rapporto diverso con l’ideologia marxista che ha rappresentato l’alveo in cui si sono formati i partiti socialisti e socialdemocratici, ma non quello in cui si sono formati i partiti laburisti, spesso scaturiti da un substrato più complesso e composito, in cui influente era l’elemento religioso. Il congresso laburista inizia con una funzione religiosa nella Chiesa Metodista anche se questa consuetudine ha negli anni affievolito il suo significato.

Dire oggi partito del lavoro, di tutti i lavori, significa schierarsi su un versante preciso, quello del mondo del lavoro, sulla priorità all’occupazione e, se del caso, trovare la sua esplicazione di politica economica in quel “patto tra i produttori” di cui fu esempio quello del luglio 1993,  realizzato dal governo Ciampi, di cui ebbi l’onore di essere ministro.  Dire partito laburista è esplicitare in forme più comprensibili e riconoscibili la formula del socialismo liberale cui Rosselli aveva improntato il suo testo teorico. Non a caso Carlo Rosselli aveva riservato tanta attenzione alle Trade Unions britanniche, a cominciare dalla sua tesi di laurea sul ruolo economico dei sindacati.

Non so se, quando si è detto autorevolmente che è venuto finalmente il momento di costruire un partito laburista o un partito del lavoro in Italia, si era in piena consapevolezza di quanto si andava dicendo. Il dibattito è in corso. Ma è certo che, dopo la perdita della rappresentanza parlamentare, un Psi che sopravviva e si rilanci è certamente una delle condizioni indispensabili affinché questo dibattito avvenga. A condizione, naturalmente che sia uno Psi che guardi avanti e non indietro, che non sia puramente rivendicativo e nostalgico del passato, ma che sappia inserirsi nel dibattito del centro-sinistra e della sinistra.

Infine, ancora una riflessione necessaria. Qualsiasi analisi sul socialismo e il futuro non può prescindere da un punto, che riguarda il nostro ruolo come classe politica in rapporto a quella temperie e a quell’ordine di valori. Una questione importante, perché riguarda un compito storico che, nella situazione politica attuale, è quello di riconciliare il nostro popolo col riformismo di centro-sinistra e per essere più chiari col riformismo socialista. Un compito che non può essere delegato ai “tecnici” per quanto prestigiosi e che non può prescindere in primis dalla necessità di risvegliare quell’area di più di un terzo delle nostre cittadine e dei nostri cittadini che non è andata a votare.

Una sorta di mission che impone anche chiarezza per quanto riguarda il significato stesso di riformismo, perchè il nostro è un riformismo eticamente orientato, il cui significato si estrinseca in proposte programmatiche concrete e mobilitanti, ma significa, d’altro canto, anche misurarsi con il compito di riaggregare associazionismo politico e sociale su valori e su ideali. Vale a dire, non inseguire identità altrui ma radicarne solidamente una propria.

In questo senso la tradizione socialista italiana può dare un utile contributo al dibattito più generale , sulla ripartenza di un centro-sinistra e di una sinistra duramente sconfitta nelle recenti elezioni politiche.

Foto: particolare della mtessera del Psi del 1907

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