Poli creativi: l’Istituto Europeo del Design apre un “Campo aperto”

Una risposta alla complessità e al cambiamento in atto

Là dove tutto si incrocia e si contamina. Dove le complessità del mondo contemporaneo trovano voce e si tramutano in forza tramite un nuovo pensiero aperto, creativo e plurale. Lo IED (Istituto Europeo del Design) di Firenze lancia un progetto multidisciplinare battezzato “Campo aperto”: un eloquente invito al pensare diverso, a sconfinare da una angolatura a un’altra, a non farsi imbrigliare da riflessioni e abitudini precostituite ma di praticare un’immaginazione e un sapere che non abbiano confini, un luogo creativo e sperimentale che risponda, anticipandolo, a un nuovo e più complesso modo di pensare e agire. Non un semplice gioco di contaminazioni ma la necessaria risposta alla complessità e al cambiamento in atto, come spiega la direttrice Benedetta Lenzi. E niente di più adatto a questa sperimentazione, viene da pensare, di una scuola di design dove già tutte queste materie convivono e devono essere immaginate anche per scopi che non siano rigorosamente fine a se stessi, ma trasferibili in attività le più diverse.

Il nuovo progetto avrà sede in uno dei punti chiave del campus diffuso in città dello IED (l’Istituto di design presente in dieci città su tre continenti: Milano, Roma, Torino, Venezia, Como, Firenze, Caliari, Barcellona, Madrid, San Paolo, Rio de Janeiro). Un angolo, quello fiorentino, un po’ magico e suggestivo di nuovi orizzonti,  come è l’ex Teatro dell’Oriuolo a due passi dal Duomo, adesso riqualificato come Polo delle Arti Digitali e Visive e affidato dal Comune, tramite bando, allo IED  perché lo spazio venga usato per sperimentazioni e dimostrazioni aperte anche alla città. Un attraente e originale piccolo polo creativo fatto di due locali al coperto che racchiudono come una corte interna un piccolo fascinoso giardino, diventato  già dalla nascita, un luogo votato alla conoscenza multidisciplinare e alle complessità del mondo giovane e contemporaneo, di incursioni da parte di note personalità nazionali e internazionali occupate in svariate discipline, di sperimentazioni aperte a tutti, alcune anche in collaborazione con altre iniziative cittadine come i saloni della moda di Pitti Uomo, in occasione dei quali, nella prossima edizione dal 17 al 20 giugno, la scuola di design creerà una piattaforma per intervenire sul guardaroba maschile tramite la musica.

Ora, Campo Aperto lancia il tema dell’ “Immaginare oltre i confini/On Imagining Beyond Boundaries”. Un progetto creato dallo IED, che parte con tre iniziative in italiano e in inglese liberamente aperte a tutta la città in cui sia i giovani studenti che i cittadini, chi viene da fuori, i creativi, i professionisti, tutti coloro di buona volontà verranno invitati a contribuire, cimentarsi a partecipare attivamente a una realtà  in divenire, come annuncia Lenzi. Tutti chiamati a  confrontarsi, immaginare, creare in modo nuovo, ovvero aperto a ogni contaminazione e scambio di punti di vista e di riflessione. Non un gioco, si sottolinea, ma un pensiero critico su una realtà  in mutamento che non accetta più un unico punto di vista. “Il design del futuro deve essere fluido, collaborativo e radicato nei bisogni della società. L’obiettivo di Campo Aperto non è dunque quello di costruire un progetto chiuso e autoreferenziale, ma di dare vita a un ambiente radicalmente poroso e relazionale, in cui il design, l’arte, la moda e la comunicazione non si limitino a registrare il cambiamento, ma si facciano strumento per ridefinire il modo in cui il futuro può essere immaginato e agito”, spiega Lenzi.

 Confermano l’intento i tre collaboratori dell’iniziativa, tutti e tre figure chiave del panorama culturale italiano del momento non più inquadrabile in settori rigidi e separati. Da Maria Cristina Didero, curatrice e direttrice curatoriale, nel 2022, di Design Miami, a Leonardo Bigazzi, curatore dello Schermo dell’arte, che già connette arte e cinema, come  di Visio-European Program on Artists’Moving Images e produttore di film d’artista, fino a Stefano Cipolla art director de L’Espresso e direttore  responsabile di Grafica Magazine. Tutti e tre guideranno, in qualità di mentor, gli studenti tramite strumenti di lettura e interpretazione delle trasformazioni in atto nei relativi ambiti

 Le tre iniziative localizzate all’interno dell’ex teatro, schierate su un percorso multiforme, che costituiscono il primo gradino del progetto, partono ad aprile e si chiudono, momentaneamente, a giugno. La prima è la  mostra che va dal 3 aprile al 22 maggio intitolata “Vestirsi è facile/Nuove forme radicali: un progetto di Dario Bartolini- Archizoom”. Parte dal progetto di architettura radicale di Archizoom,“Vestirsi è facile. Dressing design”,  che negli anni Settanta ripensava l’architettura del vestito come un agile è semplice spazio di autoprogettazione e una critica alla diffusione della moda di massa. Adesso, “Vestirsi è facile/Nuove forme radicali” propone una rilettura contemporanea di quell’approccio metodologico invitandoci a pensare nuove forme per abitare il corpo e  presentando lavori storici selezionati insieme a nuove produzioni. Si tratterà di un workshop e una mostra guidati da Dario Bartolini/Archizoom e da alcuni docenti dello IED per ripensare nuove radicalità e riimmaginare la prima architettura che abitiamo e che ci circonda, ovvero il vestito. In mostra abiti creati da un gruppo di studenti provenienti da varie aree disciplinari dello IED come moda, design, comunicazione, più alcuni pezzi storici di Archizoom.

 Il secondo appuntamento si chiama Garden Talks (conversazioni in giardino) ovvero nel giardino-corte della sede dello IED dell’ex teatro dietro alla  Cupola del Brunelleschi dove, dal 13 al 14 maggio, si snoderà una due giorni di dialoghi e confronti sullo sconfinamento fra le discipline, un approccio sistemico tale da portare alla nascita di nuovi modelli di progettazione che non si limitano alla creazione di oggetti, ma trasformano interi ecosistemi sociali ed economici. In queste giornate diversi professionisti di arte, design e moda, si confronteranno, insieme ai mentor dello IED, sull’idea – concetto di design a campo aperto mostrando come il superamento delle gerarchie disciplinari sia un orizzonte essenziale per il  professionista del futuro, capace di rispondere a nuove necessità, fluido, collaborativo e radicato nei bisogni della società. In un mondo dove lo sconfinamento tra discipline non è più un’opzione, ma una necessità per affrontare problemi complessi come la sostenibilità, la giustizia sociale o l’innovazione responsabile, come suggerisce lo IED.

Infine, “WHY Festival” presenterà, dal 25 giugno al 18 luglio, la prima retrospettiva fiorentina sul fiorentino Stefano Rovai, una figura chiave della grafica italiana, fondatore dello studio Graphiti insieme a Andrea Rauch, Rovai ha lavorato in ambiti che spaziano dall’immagine coordinata alla grafica editoriale, fino alle campagne per istituzioni e brand. Oggi dirige RovaiWeber un team multidisciplinare fondato insieme a  SusannaWeber e insegna a San Marino. La mostra raccoglie una selezione di manifesti scelti dall’autore come segni evidenti della sua evoluzione e del loro impatto sulla comunicazione visiva.

 Intanto, a parte le punte degli appuntamenti aperti alla città e al mondo, gli studenti saranno seguiti dai loro mentor in modo da portarli a confrontarsi su una multidisciplinarietà in sintonia con i tempi  che si trasformano, un “campo aperto” di idee, immaginazioni, espressioni che sconfinano le une nelle altre,  in modo da allargare le loro capacità critiche e creative.


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