Firenze – In attesa della definitiva approvazione consiliare del Piano Operativo
del Comune di Firenze, oggi giovedì 25 maggio, si è tenuto un presidio in piazza San Martino a Firenze, di fronte all’assessorato all’urbanistica, per dare un segnale alla giunta di protesta nei confronti delle politiche urbanistiche che verranno messe in atto col nuovo Poc. Nonostante le osservazioni, nel caso di questo Piano Operativo, non possano essere consegnate brevi manu agli uffici ma debbano essere inviate, la giornata di oggi risponde anche, come spiegano i partecipanti alla mobilitazione, a un’esigenza di informazione e conoscenza nei confronti della cittadinanza.
Così, una cinquantina di partecipanti, rappresentanti di molte realtà e comitati cittadini, si sono mossi per mettere in piedi iniziative pubbliche e per produrre “osservazioni formali come risposta critica al disegno urbanistico proposto dell’amministrazione”.
Nel presidio pubblico di oggi si sono ritrovati insieme il comitato San Salvi Chi Può, CSA Next Emerson, Novoli Bene Comune, Comitato San Jacopino, Comitato Campo di Marte, Laboratorio politico Per un’altra
città.
Lo scopo, come si legge nel volantino distribuito nel corso dell’iniziativa, quello di “manifestare in maniera netta il nostro dissenso verso l’ennesima mossa dell’amministrazione in cui speculazione edilizia e cemento continuano ad essere favorite senza riguardo, perseverando in una pianificazione del territorio scellerata che mantiene saldamente Firenze nel suo status poco felice di città vetrina”.
Secondo il nuovo Piano Operativo e Strutturale, “si condensano l’indicazione generica e quella esecutiva della progettazione della città in un unico
processo, dando quindi un enorme potere nelle mani dell’amministrazione
di turno”.
Spiegano i partecipanti al presidio che “le scelte attuali demandano il futuro della città alle multiutility, alle consorterie commerciali ed alle multinazionali e lobby del turismo che continuano a divorare il territorio”.
Secondo la visione prospettata dai cittadini oggi al presidio, la città in fieri “distrugge ogni residuo di spazio accessibile ed a misura di persona in favore delle merci, materiali o
immateriali che siano, usando regolarmente i vari contesti emergenziali che ci circondano e di cui la stessa amministrazione è spesso artefice come deterrente per continuare a spazzare la polvere sotto al tappeto: il territorio fisico continua ad essere mero strumento di profitto economico per pochi nonostante le evidenti problematiche cittadine (accesso alla casa, inquinamento e spazi verdi), poco importa se l’acquirente è l’edilizia speculativa o la grande distribuzione”.
Le osservazioni presentate pubblicamente e collettivamente nell’iniziativa odierna, sono
“il risultato di un lavoro attento e radicato da parte di assemblee, associazioni e comitati di cittadini e cittadine che da tempo sono
attive nella tutela del territorio e dei quartieri della città”.