Ci vorrebbe la penna di Giovannino Guareschi per descrivere la diatriba che sta coinvolgendo l’amministrazione pentastellata di Parma in materia di servizi scolastici per l’infanzia. Solo che il “mondo piccolo” stavolta non è diviso tra il diavolo e l’acqua santa, ma vede piuttosto i 5 Stelle alla guida del Comune contro il resto della città. Non solo la città “politica” e partitica ma anche le famiglie coinvolte dai tagli nei servizi, i relativi comitati, i sindacati e gli operatori che in seguito alle sforbiciate previste a bilancio temono di perdere il lavoro. In sostanza si tratterebbe del taglio di circa 200 posti tra strutture privatizzate e sezioni soppresse, senza contare i trasferimenti di bambini da un asilo all’altro.
Emblematica la seduta di commissione sui Servizi educativi andata in scena nel pomeriggio dello scorso venerdì santo in un’aula consiliare gremita di esponenti delle categorie di cui sopra – che poi, per la vulgata grillina, sarebbero semplicemente “cittadini”. Non stavolta, o almeno non secondo il sindaco Pizzarotti che rivolgendosi alla vasta platea ha notato (e non si trattava di complimenti) che “tante delle persone che vedo tra di voi sono impegnate nella politica, sono di parte” e ha proseguito apostrofando la madre di un disabile con un “lei e il suo partito di riferimento”. A seguire i consueti strali contro la stampa disinformatrice e l’opposizione politicizzata (sì, solo l’opposizione) e manipolatrice, oltre all’ormai noto refrain su mancanza di denari pubblici, tagli governativi e problemi di bilancio.
La minoranza ha preso la palla al balzo, come si intende dalle parole del capogruppo del Pd Nicola Dall’Olio: “La commissione consiliare di venerdì santo sugli asili e l’integrazione scolastica dei disabili è la certificazione che l’esperimento di amministrazione a 5 stelle è miseramente fallito e che il solco che si è scavato tra Pizzarotti e la città è ormai incolmabile. Sei ore di discussione accesa e confusa in cui sono emerse le irrimediabili lacune di questa amministrazione: l’incapacità a gestire anche solo lo svolgimento di una commissione consiliare, la totale impermeabilità ad ogni proposta e sollecitazione, la mancanza di progettualità e programmazione, la vaghezza e la genericità dei propositi, il pregiudizio e l’arroganza verso chi osa criticare”.
Ma in omaggio a Guareschi, ecco una specie di lieto fine. Passata la nottata, in Comune l’amministrazione incontra alcuni genitori e al termine del faccia a faccia spedisce una nota in cui si annuncia che il comitato di genitori “Per fare un bambino ci vuole un asilo” è “riconosciuto come l’interlocutore di riferimento del Comune per quanto riguarda le istanze dei genitori di nidi e materne di Parma nell’ambito delle politiche dei servizi educativi”. Quanto basta per annunciare “l’inizio di un percorso partecipato” e la decisione di “avviare immediatamente un riesame complessivo dell’offerta attualmente messa in campo dal Comune di Parma per quanto riguarda i servizi educativi”. Non manca un accenno di scuse del sindaco.
In pratica, una fotocopia di quanto accaduto un paio di mesi fa in seguito alla manifestazione contro tagli ai servizi per disabili: 31 gennaio 2015, duemila persone in piazza, dietro front del Comune che decide di prorogare il servizio di assistenza scolastica fino a fine anno rinunciando per ora alla figura di direttore generale dell’ente e relativo stipendio.
Ma ovviamente non siamo di fronte a soluzioni definitive. Il che è ancora più evidente leggendo la cautela nella dichiarazione via facebook del comitato “Per fare un bambino…”: “Un nuovo metodo più orientato al dialogo, un piano d’emergenza per salvare il 2015-16 e un tavolo di discussione a medio-lungo termine. È una dichiarazione d’intenti: le posizioni erano e restano distanti ma c’è la voglia di avvicinarsi e trovare una sintesi per il bene della città. Era quello che volevamo fin dall’inizio”.