Cresce l’occupazione reggiana mentre la previsione del Pil (nazionale) schizza a +1,4%

Un tuffo dove l’acqua è più blu! Il tasso d’occupazione nel reggiano è al 68,5%, un punto in più rispetto al 2016. L’impulso arriva soprattutto dal settore commercio e turismo. Intanto Bankitalia stima un turbo-Pil per il 2017: +1,4%
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Il lavoro cresce lentamente ma bisogna sapersi ingegnare… qui un Bacco danzante con flauto…
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…qui invece l’uomo-tegola…

Prosegue il lento miglioramento dell’occupazione in provincia di Reggio Emilia. La conferma viene dai dati aggiornati al primo trimestre 2017 e calcolati come media degli ultimi dodici mesi.
Le cifre dicono che gli occupati nelle imprese reggiane passano da 236 a 239 mila unità, crescita da imputare sia ad un aumento della componente maschile (da 133 a 134 mila), ma ancor più a quella femminile (da 103 a 105 mila).

Il confronto con la situazione osservata un anno fa, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, mostra un tasso di occupazione 15-64 anni pari al 68,5%, oltre un punto percentuale in più rispetto al primo trimestre del 2016, quando il dato si era fermato al 67,2%. Relativamente al dato disaggregato per sesso, il tasso di occupazione 15-64 passa, per gli uomini, da 74,8% a 75,5%, mentre quello femminile raggiunge il 61,4% dal 59,5% di un anno prima.

La crescita tendenziale dell’occupazione, pari a circa 3.000 lavoratori, è determinata principalmente dalla componente del lavoro dipendente che, rispetto ad un anno fa, è aumentata di 2.000 unità, passando da 178 a 180 mila occupati (+1,1%). Sono un migliaio in più anche i lavoratori indipendenti, che passano da 58 a 59 mila (+1,7%).
Il maggiore impulso all’occupazione provinciale viene dal settore “commercio e turismo”.
Il dato medio aggiornato al primo trimestre 2017 registra un aumento di circa 4 mila lavoratori indipendenti (da 16 a 20 mila) rispetto allo stesso dato del 2016, mentre i dipendenti, con una crescita del 4,2%, passano da 24 a 25 mila.
In flessione di circa 1.000 unità, invece, gli occupati dell’industria (da 77 a 76 mila, pari a -1,3%), calo dovuto alla contrazione degli occupati dipendenti. Rimangono stabili gli occupati dell’agricoltura e delle “altre attività dei servizi”.

Per quanto riguarda le persone in cerca di occupazione, i dati 2017 confermano che in provincia di Reggio Emilia sono ancora 12 mila gli appartenenti a questa categoria, con un tasso di disoccupazione che si attesta al 4,7% (4,3% per i maschi e 5,1% per le donne).
“Siamo ancora su valori sostanzialmente doppi rispetto alla situazione pre-crisi”, sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi. “Nel 2008, infatti, il tasso di disoccupazione era al 2,3%, ma il miglioramento rispetto al 2014, quando era salito al 6,6%, appare evidente, tanto che Reggio Emilia si colloca oggi al secondo posto, dopo Bolzano, tra le province italiane con il minor tasso di disoccupazione”.

“I migliori andamenti di questi ultimi anni – sottolinea il presidente della Camera di Commercio – hanno consentito di accrescere anche il reddito delle famiglie, e non è casuale il fatto che a trainare l’incremento dell’occupazione sia proprio quel settore del commercio e del turismo che aveva pagato uno dei prezzi più alti alla crisi”.
“Ora – conclude Landi – occorre moltiplicare gli sforzi per accrescere quei fattori di competitività delle imprese reggiane che legano saldamente l’aumento della produzione alla crescita dell’occupazione, e un impegno particolare attende istituzioni e imprese sul versante dell’occupazione giovanile: nonostante il calo di un punto percentuale rispetto ad un anno fa, infatti, il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15-24 anni resta al 27,6%”.

Intanto il Pil italiano mette il turbo. La Banca d’Italia rivede al rialzo le stime per la crescita economica nel 2017, fissandola a +1,4% contro il precedente previsto 0,9% di gennaio, già in parte corretto nelle scorse settimane a +1,3% dopo la revisione del dato sul primo trimestre da parte dell’Istat. Nel bollettino economico, Bankitalia prevede ora un aumento dell’1,3% del Pil nel 2018 e dell’1,2% l’anno successivo. Palazzo Koch sottolinea come la spinta arriverebbe soprattutto dalla domanda interna, con una espansione dei consumi e degli investimenti «a ritmi relativamente sostenuti».

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