Firenze – Se scompare la terra coltivata, aumenta la fragilità del territorio nazionale e le alluvioni si trasformano sempre di più in disastri. Annunciati, dice la Coldiretti, che fa presente, all’indomani dell’ultima sciagura causata dalle piogge battenti del cambiamento climatico, che “la scomparsa di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono ha reso l’Italia più fragile rispetto al rischio alluvioni, esponendo tutto il territorio, a partire dalle città, alle conseguenze devastanti del maltempo”
Un modello sbagliato di sviluppo che “ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari. La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Su un territorio meno ricco e presidiato e, perciò, più fragile per il consumo di suolo si abbattono – sottolinea la Coldiretti – i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire, poiché la sempre maggiore presenza di asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade ha portato alla perdita di aree aperte naturali o agricole capaci di trattenere l’acqua in eccesso”.
Una situazione aggravata ancora di più dal fatto che “a monte”, come spiega la Coldiretti, si registra “l’assenza di una politica forestale e di gestione del reticolo idrografico, con grandi quantità di legno e alberi che spesso vengono rinvenuti intorno ai punti critici dei ponti e degli attraversamenti dei fiumi”. Insomma non si parla solo di tombini ostruiti, ciò che manca è “un serio piano di gestione complessiva del territorio”.
Il risultato è nei numeri: i comuni italiani a rischio frane e alluvioni sono saliti, secondo i dati dell’associazione agricoltori, a 7145, vale a dire l’88,3% del totale (elaborazioni Coldiretti su dati Ispra). “E’ necessario dunque un impegno da parte delle amministrazioni a tutti i livelli per difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali, con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola – sottolinea il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo -. Ma occorre anche accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ormai da alcuni anni ferma in Parlamento, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.