Firenze – C’è agitazione, fra i pittori di strada, a Firenze. Il perché è presto spiegato da un gruppetto di artisti, che lavorano nelle piazze fiorentine dipingendo all’aperto, spesso avvicinati per qualità e bellezza delle loro opere, non solo da turisti, ma anche da fiorentini. Ebbene i problemi che riguardano questa categoria sono essenzialmente tre: un sistema che controlli la qualità del lavoro, un sistema di selezione per l’accesso alle postazioni trasparente e che consegni agli artisti anche le motivazioni per cui punteggi ed esclusioni sono state comminate, e una “equità” diffusa circa la natura delle postazioni. Natura economica, beninteso.
Partendo da quest’ultimo punto, la differenza che esiste fra le postazioni è molto marcata. “Premessa necessaria – dice Rachid, un giovane artista di origine marocchina con un nutrito curriculum artistico alle spalle – è comprendere bene un punto: per noi, questo non è un hobby ma un mestiere, a cui ci s’affida con tutte le nostre competenze per ricavarne le risorse per vivere”.
Ebbene, a differenza di quanto si possa pensare, fare il pittore “di strada” può essere anche molto remunerativo: si parla di un guadagno giornaliero che può arrivare fino a 500 euro. Però è in buona parte una questione di postazione: un conto piazza Duomo, per intendersi, un conto la Loggia del Porcellino. E i guadagni lo dicono: al Porcellino si arriva a venti euro al giorno, o persino niente. Per giorni di seguito.
I problemi che pesano sulla performance economica sono svariati, ma in buona parte sono proprio legati al “posto”. Infatti, mentre in piazza Duomo l’orario può essere tranquillamente dalle 8 alle 20, alla Loggia del Porcellino, causa mercato, si va dalle 20 alle 24. Tuttavia, sempre per il mercato che deve “sgomberare” finita l’esposizione, si attacca a lavorare verso le 21. E alle 23 circa passa la pulizia strade. Le ore diminuiscono, ma non solo. Infatti, se d’estate la bella stagione e il caldo inducono turisti e fiorentini a passeggiare nella notte, di questi tempi è difficile vedere qualcuno aggirarsi sotto la Loggia del Porcellino nelle ore notturne. E se qualcuno ci passa, magari non è proprio portato ad ammirare le opere artistiche, e men che mai a comprare. Così, si rischia di stare per ore al freddo, al buio e senza un reale guadagno. Per gente che deve ricavare di che vivere in questo modo, la questione diventa dura, difficile. Impossibile.
Dunque, è necessario, secondo il gruppetto di artisti, riequilibrare le postazioni, o inventarsi un altro sistema, magari la rotazione. Eliminando del tutto, anche solo stagionalmente, le postazioni che si rivelano inutili ai fini del guadagno giornaliero. Senza diminuire i posti di accesso, vale a dire senza tagliare sugli artisti, ma consentendo, ad esempio, dei “recuperi” ai pittori che rimangono in fondo alla lista. Ma su questo punto, ecco che emerge per l’appunto l’altro problema, quello della selezione.
Allora, la selezione avviene attraverso bando pubblico, che contiene una serie di requisiti e una valutazione da commissione di esperti. Fra i punti qualificanti per accedere, il diploma artistico e la presentazione di un progetto artistico. Il tutto, oltre al curriculum dell’artista, viene valutato dalla famosa commissione. In base al punteggio, vengono assegnate le postazioni, che saranno tanto più “pregiate” quanto più alto sarà il punteggio ottenuto. “Noi non contestiamo il sistema – dice Rachid, che nonostante i titoli del curriculum e il progetto artistico si è ritrovato fra gli ultimi (ed è finito al Porcellino) – ma vorremmo trasparenza. Ad esempio, da chi è composta la commissione? Quali sono le competenze artistiche dei membri? Quali sono le motivazioni che spingono ad assegnare un punteggio maggiore ad un artista rispetto ad un altro? …”. Insomma, una volta saputi i nominativi dei giudici, le loro competenze artistiche e i giudizi sui materiali presentati, ciò che viene chiesto “per una migliore comprensione e anche per progredire nelle proposte”, sono anche le motivazioni. Un modo per scongiurare anche eventuali dubbi che potrebbero formarsi proprio sui giudizi nel merito della validità e solidità della preparazione artistica di chi accede al bando.
Infatti, un altro problema che tocca tutta la categoria, è proprio quello di tenere alta la qualità. “Non è vero che ai turisti non importa – raccontano almeno un paio di artisti – tanto è vero che capita sempre più spesso che, prima di accedere all’acquisto, i clienti pur potenziali richiedano uno “schizzo a mano libera” come riprova che quello che si vende è autentico e dipinto dal pittore presente nella postazione. Un modo in un certo senso per accertare la qualità”.
Tirando le fila, con molta serenità, dice il manipolo dei pittori di strada, “vorremmo portare avanti le nostre richieste senza polemica: sapere chi ci giudica, con quali competenze artistiche, i motivi del giudizio, richiedere un controllo sulla qualità tecnica e artistica delle opere di coloro che hanno ottenuto le assegnazioni, e trovare un sistema che assicuri una certa equità fra le postazioni”.
“Il che non significa – conclude Rachid – che possiamo cancellare le differenze di “resa” in modo assoluto. Ma perlomeno ridurle, o permettere a coloro che rimangono incastrati in postazioni pressoché impossibili da gestire, un “recupero” di ore”. Magari in postazioni migliori. Perché, come ribadiscono alla fine gli artisti, “questo è un lavoro per vivere, non un hobby”.