Firenze – Una mostra che è un recupero di una delle più avanzate esperienze di comunicazione aziendale assai prima che Olivetti soprattutto importasse definitivamente dagli Stati Uniti le tecniche della corporate identity e della corporate image. Nel giorno dell’apertura del salone di Pitti Uomo, è stata inaugurata alla Limonaia di Villa Vittoria l’esposizione “Il Filo Rosso delle Idee Lanerossi 200 anni” allestita in occasione del bicentenario di Lanerossi fondata da Francesco Rossi a Schio nel 1817.
Lanerossi oggi è un marchio con il quale il Gruppo Marzotto progetta, produce e commercializza coperte, plaid e tessuti, ma prima dell’acquisizione da parte dei vicini di Valdagno (1987) era una delle principali aziende tessili europee ed aveva costruito una sua forte identità utilizzando i canali che erano a disposizioni nei diversi momenti storici. In particolare Sergio Tamborini, amministratore delegato del Gruppo Marzotto, nel presentare la mostra ha ricordato quella che fu forse l’operazione più antesignana di quanto sarebbe poi accaduto molti anni dopo, come l’acquisto di una squadra di calcio, il Vicenza, la squadra di Vinicio e di Paolo Rossi.
L’aspetto sicuramente più interessante e per quell’epoca (1953) più innovativo fu il fatto che l’azienda non si limitò ad assumere un ruolo più defilato di sponsor, non nascose il suo marchio, ma lo mise in evidenza: “Lanerossi Vicenza”, era il nome della squadra, e il logo era ben visibile sulla maglia bianco rossa dei calciatori. Così quel nome e quel logo campeggiavano in tutte le domeniche sportive e non c’era tifoso italiano che non li conoscesse.
Ma tanti altri spunti interessanti offre questa mostra curata da Alessandra Bosco e Fiorella Bulegato che sarà visitabile alla Limonaia fino al 16 giugno e poi, dal 28 al 30 giugno, al Teatrino Lorenese della Fortezza da Basso (in occasione di Pitti Filati). Prima di tutto dai materiali conservati nell’archivio di Schio (550 immagini raccolte) emergono le opere dei maggiori autori che hanno collaborato con l’azienda a partire dagli anni Trenta del Novecento. Artisti e designer come Adolfo Busi, Studio Stile, Armando Testa, Pino Tovaglia, Severo Pozzati, Claudia Morgagni, o fotografi come Mauro Masera e Ugo Mulas che rappresentavano la pattuglia più avanzata della nuova cultura industriale.
Anche nel coinvolgimento degli artisti e degli intellettuali dell’epoca Lanerossi ha avuto poco da invidiare al colosso di Ivrea, così come nel rapporto con i dipendenti attraverso gli house-organ (fin dal 1940), alfieri della comunicazione interna o nell’uso dei media più popolari come Carosello, il contenitore storico dei messaggi pubblicitari agli albori dello story telling della Rai TV.
“La ricostruzione della storia degli artefatti comunicativi, ovvero di uno degli strumenti indispensabili per costruire l’identità e veicolare i valori aziendali – spiegano le curatrici – è la modalità scelta per raccontare i contesti economici, produttivi, sociali e culturali che hanno contraddistinto le vicende di una delle maggiori industrie italiane del settore tessile e leader europeo nei primi anni del Novecento”.