Pitti Uomo, Renzi anticipa il Job Act

Italiani popolo di santi, navigatori e sarti d’eccellenza. A ricordare la supremazia del made in Italy torna Pitti Immagine Uomo, rassegna giunta ormai all’85° edizione, che ha visto quest’anno un insolito taglio del nastro. Inaugurata nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio dal sindaco Renzi, la cerimonia d’apertura ha sembrato voler sottolineare il ruolo di traino per l’economia del paese che la moda rappresenta e sempre ha rappresentato, malgrado la leggera flessione della domanda interna degli ultimi anni.

L’anno appena lasciato alle spalle è stato infatti difficile per l’industria italiana del tessile-moda che ha perso l’1,9% di fatturato, pur mantenendo un saldo commerciale in crescita. Niente di strano, quindi, se il momento più atteso dell’ouverture sia stato proprio l’intervento di Renzi, che mai ha mancato di mostrare grande attenzione per il settore della moda come motore si sviluppo, per Firenze e l’Italia. “Da Pitti deve arrivare all’Italia un messaggio forte: la crisi c’è stata e c’è ancora, ma deve diventare una grande occasione per rimodellare noi stessi con coraggio”, ha dichiarato il sindaco. “Abbiamo sprecato la crisi, non sprechiamo la ripresa”, peraltro anticipata da Claudio Marenzi, presidente di Smi (Sistema Moda Italia), che lo scorso 13 dicembre ha dichiarato di prevedere che il fatturato riesca a crescere del 2,1%, anche grazie all’export, malgrado l’occupazione resti ferma al palo.

Pitti darà il suo contributo al rilancio con un’edizione ricca di eventi collaterali e speciali, oltre che con la promozione di brand anche esteri (ad esempio, special guest dell’85° edizione sarà l’Ucraina). “Basta con la cultura del piagnisteo – ha detto il sindaco – la politica tolga gli alibi e faccia ciò che deve”. Già, la politica. Per Renzi ogni ruolo di rappresentanza ultimamente deraglia in dichiarazione pubblica sugli affari di governo; così anche l’inaugurazione di Pitti è diventata occasione per entrare nel merito del mare magnum delle riforme in atto.

Eccolo dunque anticipare il Job Act. “Sarà presentato fra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima. Contrasterà il costo della burocrazia e punterà a creare posti di lavoro in tanti settori. Il made in Italy sarà il primo”, ha spiegato il segretario del PD, che sull’emergenza lavoro ha dichiarato di presentare “un documento per dar vita a un piano speciale” che non ci accartoccerà sull’articolo 18, “su cui ciascuno ha le sue idee”. Alla base della proposta, invece, un programma per rendere fattiva “un’idea di Italia nei prossimi anni” che ruoti attorno a un sistema di garanzie “per chi non le ha mai avute e negli ultimi vent’anni ha dovuto pagare il costo dei ritardi della politica. Purtroppo – ha aggiunto – il mondo del lavoro è diviso tra chi le garanzie le ha e chi invece non le ha mai avute”. Garanzie dunque, e “regole di insieme a chi fa impresa, per poter essere messo nella condizione di poterla fare”. Renzi ha parlato inoltre del “grande tema dell’ innovazione” e di quelli che riguardano “l’industria turistica, la cultura e la manifattura tradizionale”, senza trascurare lo sguardo severo dell’Europa.

“La regola del 3% è di 22 anni fa. Può essere messa in discussione se dimostriamo di dare il buon esempio e siamo in grado di fare i nostri compiti a casa. Se l’Europa non ha fatto il suo mestiere – aggiunge – non è colpa dei burocrati ma dei politici che hanno consentito ai burocrati di fare ciò che volevano. Se la politica fa il suo mestiere, l'Unione europea smette di essere un ostacolo. Le sue regole risalgono a 20 anni fa e si possono mettere in discussione, se il paese è forte”. Quanto al manifatturiero, ha aggiunto, è difficile creare lavoro se è alto il costo dell’energia. “Non puoi parlare di creare lavoro nel settore manifatturiero se continui ad avere un costo dell'energia del 30% più alto di quello dei concorrenti», rileva ancora Renzi. «Oggi si delocalizza in Austria – aggiunge – dove il costo della burocrazia è inferiore. Un conto è delocalizzare per il costo del lavoro, un è perché il sistema paese non ti aiuta”. Musica, si può immaginare, per le orecchie dei presenti all’inaugurazione, tra cui Stefano Ricci, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana e da Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine.

Nel corso dell’apertura è stato inoltre presentato il progetto speciale “Firenze Città della Moda” – che avrà luogo dal 17 al 20 giugno per festeggiare il 60° anniversario del Centro di Firenze per la Moda Italiana – oltre che il programma dell’intera rassegna, che chiuderà i battenti venerdì 10, che dedicherà una particolare attenzione al tema del rock e della musica in generale, linguaggio universale che sa rinnovarsi, proprio come si propone di fare Pitti Uomo e l’intero sistema della moda italiana.

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