Pistoia – Salvare un edificio dal degrado rappresenta molto più che il solo fatto di restituire alla comunità un elemento di bellezza. È un pezzo di noi e racconta la storia che custodisce attraverso i pezzi di un passato che, ricomponendosi, permettono di comprendere meglio chi siamo, sono loro a manifestare nel modo più completo la nostra identità.
Il complesso monumentale di San Jacopo in Castellare, a Pistoia, è questo: di storie da raccontare ne ha tante, sedimentate una sull’altra come le pietre che lo compongono e i frammenti di affreschi che lo arricchiscono e che spesso si sovrappongono, divenendo trame autorevoli di eventi legati al passato. Sono storie riscoperte, parte di un sistema che valorizza “ieri” come, appunto, essenza vitale di un “oggi” che ha l’ambizione di proiettarsi verso il “domani”.
I risultati dei lavori di recupero dell’intero complesso – la cui forma primitiva fu la zona sopraelevata entro la prima cerchia di mura risalente al secolo X, seguita dall’edificio religioso chiamato chiesa di San Jacopino intorno al secolo XI – sono stati presentati lunedì 6 marzo, quando per la prima volta sono state aperte le sue porte alla presenza del gruppo di professionisti che se ne sono presi cura, rispettando un intervento restauro specialistico decisamente considerevole, progettato dal personale della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le provincie di Pistoia e Prato, ed elaborato dallo studio di progettazione Gurrieri di Firenze.
Il percorso per arrivare al risultato finora ottenuto porta la data del 2015, quando Ivano Paci e Samuele Bertinelli – allora rispettivamente Presidente Fondazione Caript e Sindaco di Pistoia – ne definirono l’accordo di cofinanziamento per il restauro, in cui il complesso era individuato come elemento componente una grande “isola della cultura”, da strutturare nel cuore della città, prospettiva che pone San Jacopo in Castellare a tassello strategico nell’area in cui si colloca: in aggiunta a questo, il Sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi ha annunciato la recente conclusione di un accordo con il Ministero della Cultura, che ha acquistato i locali dell’Archivio di Stato e provvederà agli interventi di cui necessita, con un investimento significativo da leggere non solo in termini economici ma di consolidamento all’area e di prestigio alla città.
I locali del San Jacopo in Castellare recuperati sono destinati ad attività culturali: la superficie della vecchia chiesa diventerà una preziosa sala convegni, mentre luogo di piacevolezza per lo spirito dei pistoiesi lo sarà il grande giardino attiguo – lo stesso giardino sul quale affaccia la finestrella posta nell’abside della ex chiesa – e altri spazi saranno uffici.
È un successo per tutti vedere che l’isola della cultura ipotizzata dal Prof. Paci inizi a prendere forma: rappresenta un dato importate, che ha scongiurato la possibile demolizione del complesso per motivi di sicurezza pubblica e che, come ha fatto presente il Sindaco Tomasi, ha dimostrato quanto la collaborazione fra professionisti competenti – in questo caso fra il personale del Comune e quello della Sovrintendenza – possa superare le difficoltà a prima vista irrisolvibili. «La salvaguardia operata su questo patrimonio – ha continuato Alessandro Tomasi – deve adesso andare di pari passo con le funzioni da ospitare all’interno, perché questo possa realmente essere un luogo vivo, aperto, ricco di eventi culturali e artistici. In questa struttura troverà inoltre “casa” la Società pistoiese di Storia Patria.»
A concludere l’incontro Lorenzo Zogheri, Presidente Caript, che ha ricordato l’impegno economico sostenuto dalla Fondazione – 2milioni di euro, corrispondente a due terzi dei costi complessivi dell’intero intervento, affermando anche che «Questo recupero rappresenta un ulteriore contributo che diamo a valorizzare in chiave culturale il centro storico di Pistoia, come facciamo con le sedi espositive negli adiacenti Palazzo de’ Rossi e Palazzo Buontalenti, con il nuovo museo di San Salvatore, con l’Antico Palazzo dei Vescovi di cui va avanti il restauro e come abbiamo fatto con altri progetti come quello per il nuovo giardino di Palazzo Fabroni.»
Foto: la finestrella sull’abside che guarda il giardino