Firenze – A metà ottobre alla Fondazione Marino Marini ha preso il via L’arte tra le mani, il progetto promosso dalla Regione per avvicinare le persone colpite da Alzheimer, affiancate dai loro familiari o da chi se prende cura, ai musei e al mondo dell’arte più in generale, seguendo un approccio multi-sensoriale.
Gli incontri, della durata di circa due ore, hanno cadenza bimestrale e sono condotti da due operatori, uno museale e l’altro geriatrico. Tale frequenza permette ai partecipanti di seguire con più facilità il filo conduttore del progetto, ma anche di non perdere l’allenamento mentale delle visite al museo.
I gruppi, formati sempre da poche persone, vengono accolti in maniera informale, in un contesto familiare e rassicurante. A condurre gli appuntamenti è Benedetta Bucci dell’associazione culturale Artemisia, che da tempo collabora con il dipartimento educativo del Museo Marino Marini. Formata per utilizzare i metodi più idonei a sviluppare al meglio la comunicazione verbale e non verbale con le persone con Alzheimer, l’operatrice cerca di stimolarne il linguaggio e la memoria. Ad affiancarla, Massimiliana Tellini del Comune di Pistoia, Sandra Passini dell’azienda Usl 3, coordinatori del Caffè Alzheimer di Pistoia che, con la loro esperienza, rendono più efficace l’interazione con coloro che partecipano agli incontri.
Il metodo di lavoro. I partecipanti vengono coinvolti in un’esperienza diversa dalle consuete attività settimanali, improntata alla piacevolezza e allo stimolo della curiosità. Gli incontri sono portati avanti infatti con modalità di interazione come la composizione di poesie e il time slips, un programma di narrazione creativa. Nello specifico, partendo dall’osservazione in prima persona delle opere (i cui temi si riferiscono all’uomo a cavallo, al ritratto e alla figura femminile), i partecipanti arrivano a creare storie e poesie ‘corali’ nelle quali emergono paure, speranze, rimorsi, umori e sogni. Inoltre, per migliorare le abilità manuali e il rapporto con gli oggetti, sono previsti incontri di lavorazione della creta e l’uso di piccoli strumenti musicali. Entrambe queste metodologie sono particolarmente adatte all’interazione con le opere custodite dalla Fondazione Marino Marini: sculture in gesso e in bronzo di grandi e medie dimensioni, ma anche sculture monumentali che possono essere coinvolte in approcci di stimolazione tattile diretta.
Il progetto L’arte tra le mani, sostenuto dalla Regione Toscana, è nato da un’iniziativa del Museo Marino Marini di Firenze con l’obiettivo è di far conoscere e valorizzare le potenzialità creative delle persone con Alzheimer, contribuendo a restituire loro la dignità e il ruolo sociale che spesso hanno perduto e, nel contempo, dare modo agli altri di comprendere il loro mondo interiore. Aderendo al progetto, la Fondazione Marini di Pistoia ha attivato una collaborazione con il Centro Diurno Alzheimer e il Caffè Alzheimer del Comune di Pistoia e ha preso parte a un corso di formazione preliminare promosso dalla Regione, a cui hanno aderito dieci musei toscani. Qui, gli operatori museali hanno ricevuto una preparazione specifica per organizzare attività con persone affette da Alzheimer.
L’arte tra le mani è in linea con la vocazione del museo Marini, quale luogo aperto al dialogo e alla condivisione. Il Dipartimento educativo del museo, oltre alle visite guidate e all’organizzazione di eventi pensati per un pubblico adulto, lavora da più di 15 anni con scuole di ogni ordine e grado, e i percorsi sono pensati per bambini a partire dai tre anni fino alle scuole medie superiori. Le sale del Museo e il suo atelier sono frequentati ogni anno da 5mila giovani, oltre ai molti momenti durante l’anno in cui i piccoli visitatori possono recarsi al Museo con le loro famiglie. Da alcuni anni il Museo si è aperto a pubblici speciali, con visitatori che presentano disabilità diverse, oltre agli anziani più o meno autosufficienti per i quali è necessario pensare percorsi specifici.
La fase di monitoraggio. L’andamento del progetto è verificato attraverso schede di gradimento e con la documentazione prodotta dai partecipanti. Quest’ultima è necessaria sia a chi si prende cura delle persone affette da Alzheimer per appurare la funzionalità ‘curativa’ degli incontri, sia agli operatori museali per migliorare e ricalibrare le attività. Al termine del progetto è previsto anche un momento di restituzione comune del lavoro e di valorizzazione dell’esperienza che coinvolga gli operatori museali, gli anziani, coloro che se ne prendono cura e i loro accompagnatori.
I musei e l’Alzheimer. I programmi dedicati da molti dei più importanti musei internazionali alle persone con demenza affermano un principio importante: l’esperienza artistica ha un’insostituibile funzione perché produce una particolare forma di conoscenza di sé e del mondo, attraverso i sensi. La prima struttura museale a sperimentare la fruizione dell’arte per i pazienti con malattia di Alzheimer è stata il MOMA, Museo d’Arte Moderna di New York, nel 2006 con il progetto “Meet Me at the Moma”, oggetto di studio a cura della New York University. I risultati del progetto hanno evidenziato effetti terapeutici positivi nelle persone malate e una maggior socializzazione nei caregiver, ossia familiari e amici, stimolando la nascita di esperienze simili anche in altri paesi.