Pistoia – Affermare quanto la fotografia sia emozione, è ormai pleonastico. Ma diventa inevitabile pensarci quando ci si trova davanti a immagini, come quelle proposte alla mostra fotografica sull’altare d’argento di Pistoia, che evocano suggestioni talmente inusuali da generare un vero e proprio turbamento.
L’effetto introspettivo suscitato dal gioco di luci e ombre con cui parla la fotografia, ha la forza di sublimare lo stato d’animo, predisponendolo a ricevere la bellezza. Un sentimento tanto più forte quanto più ci troviamo al cospetto di un’opera da cui ci lasciamo prendere, senza concedere spazio all’indifferenza: anzi, attivando un potenziale emotivo tale da indurre stati d’animo addirittura prepotenti.
Suggestionati, forse, anche dai nobili sentimenti da cui prende vita, ammirare la mostra sull’altare d’argento di Pistoia è stato come immergersi in un bagno emozionale, da cui si può uscire solo fortemente impressionati. Proprio come fossimo una pellicola fotografica, si resta profondamente segnati da giochi di luce che con noi interagiscono.
A dar voce a queste immagini un artista di grande talento, il fotografo Nicolò Begliomini, che con l’altare d’argento si è confrontato in un attento lavoro dialogico, avendolo osservato da ogni prospettiva per coglierne i lati più significativi, così da poterne raccontare la storia senza tralasciare alcun dettaglio.
Un lavoro che la critica fotografica Benedetta Donato ha raccontato, commentandolo, durante la tavola rotonda “La fotografia rigenera l’arte”, al Palazzo dei Vescovi di Pistoia, in occasione della presentazione del numero di Naturart dedicato alla mostra (vedi https://www.stamptoscana.it/le-sorprese-di-naturart-protagonista-san-giacomo-o-jacopo/)
Iniziamo col capire cosa intendere con il termine “rigenerare”, che per essere compreso richiede approcci diversi. Per esempio, se in biologia si riferisce al modo in cui organi, o parti di organi, si vanno a ristrutturare per salvaguardare la propria sopravvivenza, assecondando il naturale ciclo della vita, sotto un profilo spirituale il termine riguarda il tempo che occorre per ritrovare la dignità morale, quella che definisce l’essenza delle cose.
Le fotografie di Begliomini una sintesi di questi aspetti, perché esaltano l’arte orafa – che per realizzare il manufatto portò a Pistoia l’eccellenza degli artigiani del tempo, facendola diventare un punto di riferimento per questo tipo di lavorazione – e non secondariamente la spiritualità che questa arte rappresenta. L’altare fu concepito come messaggio tendente al divino, come opera che doveva innalzarsi e in qualche modo trascendere dal terreno: Begliomini ha lavorato per percepire ogni sfumatura scolpita da un cesello, per interpretare il messaggio dell’arte e trasportarne il contenuto emozionale fino a noi, aiutandoci a riscoprire i significati di simbologie che ci appartengono, introiettate ma spesso sopite, permettendoci di portarle nel nostro presente.
In questo senso la fotografia è rigenerante, divenendo un’arte raffinata, e non per tutti: non si tratta, infatti, di scattare qualche immagine ricordo con qualche strumento di cui disponiamo. Serve che le immagini siano realizzata da una figura autoriale, da un “fotografo autore” in cui qualità come capacità intuitiva e narrativa convergano con lo studio e, non da meno, ci sia la volontà di darne una propria interpretazione. In questo senso l’immagine diventa mezzo efficace per andare a risvegliare le caratteristiche valoriali profonde che abbiamo necessità di riconoscere e di costruire.
Inaugurata a Santiago il 9 luglio 2021, è rientrata a Pistoia per replicare il successo di visitatori (durante l’esposizione alla Chiesa di San Leone dal 1 ottobre al 6 febbraio ne ha contati oltre 10.000), ed è adesso pronta per proseguire il Cammino: l’aspettano prima i musei Vaticani, ma le previsioni sono di farla arrivare fino alla Città Santa, assecondando l’ambizione di ogni pellegrino. La foto di apertura riguarda immagini dell’altare proiettate durante la mostra e accompagnate da altre di Pistoia, già celebrate nella collana “Avvicinatevi alla bellezza” di Giorgio Tesi Editrice.