Pisa: sei esperienze di turbo-conoscenza offerta dai Big data

Pisa – Grande successo per l’iniziativa “Storie di dati” organizzata dal Master in Big Data dell’Università di Pisa alle Officine Garibaldi di Pisa l’11 luglio. Durante la mattinata gli studenti del master hanno presentato i sei progetti sviluppati durante questo anno accademico. Gli argomenti spaziano dalla letteratura all’economia, passando per il cibo, con un unico comune denominatore: l’estrazione e analisi di grandi quantità di dati, i Big data appunto.

Così alcuni studenti hanno analizzato tutti i libri italiani dal 1861 a oggi e hanno scoperto come cambiano nel corso degli anni i ruoli dei personaggi femminili studiando i verbi a loro associati. Il risultato? Le donne credono e sperano sempre meno, ma cucinano di più.

Un altro gruppo ha raccontato come variano i gusti in fatto di vino a seconda dell’area geografica, per capire come deve evolvere la produzione italiana nell’ottica di conquistare anche i mercati emergenti.

 Altri ragazzi hanno raccontato come è cambiato il modo di viaggiare con la piattaforma Couchsurfing, che permette di ospitare turisti anche sul proprio divano di casa. Come è facile intuire, in alcune nazioni c’è una disponibilità ad ospitare più alta rispetto ad altre.

Tra gli speaker anche diversi rappresentanti delle aziende, tra cui figura Sky. La rete televisiva ha ospitato già alcuni tirocinanti del master, inseriti all’interno di progetti di analisi Big Data che hanno lo scopo di raggiungere un pubblico sempre più ampio.

I lavori si sono chiusi con una tavola rotonda a cui hanno partecipato Cristiana Rita Alfonsi (Regione Toscana), Marco Raugi (Prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico UNIPI), Oberdan Cei (Ingegnerie Toscane), Manuel Zini (Bridge Cosulting), Davide Morelli (Biobeats), Davide Quadrini (Cloud4wi) e Salvatore Rinzivillo (ISTI-CNR). La discussione ruotava intorno ad alcuni assegni di ricerca finanziati dalla Regione e co-finanziati dalle aziende.

“Volevamo creare una diversa interpretazione della figura del ricercatore, che si integrasse nelle aziende del territorio”, esordisce Alfonsi, a cui fa eco Rinzivillo: “Mettere insieme competenze crea un valore aggiunto sia per l’azienda che per la ricerca”.

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