Pisa – Dal 5 al 7 febbraio 2018 si tiene l’edizione numero 9 del festival cinematografico interamente dedicato alla Cina. Organizzato dall’Istituto Confucio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con la società di produzione Polis S.r.l. e con il patrocinio del Comune di Pisa, il Pisa Chinese Film Festival per questa nona edizione conferma il percorso di questi anni di intensa ricerca nell’ambito cinematografico cinese.
Anche per l’edizione 2019, infatti, le proiezioni saranno dedicate a quei lavori che non hanno goduto di particolare visibilità sul mercato italiano ed europeo e che rappresentano allo stesso tempo un prodotto autentico del mercato del cinema contemporaneo prodotto nella Repubblica Popolare. Inoltre, novità di questa edizione, un tema particolare collegherà le sei proiezioni tutte previste presso il Cinema Arsenale: la condizione femminile nella Cina di oggi. Saranno le donne le eroine al cinema, le protagoniste assolute della Nona edizione del Pisa Chinese Film Festival.
Tutti i titoli presenti in cartellone sono a ingresso gratuito e in lingua originale, con sottotitoli in inglese.
La composizione del cartellone cinematografico della nona edizione del Pisa Chinese Film Festival è stata pensata partendo da un’accorta osservazione della quotidianità cinese, con uno scandaglio assai sensibile a quello che gli spettatori cinesi vanno a vedere al cinema in patria.
Un approccio che ha individuato sul campo quei film che incontrano il gusto del pubblico più grande del mondo, le mode, i personaggi, insomma una panoramica dal basso delle “ombre elettriche” made in China. Il cinema cinese rappresenta sempre più un osservatorio privilegiato su quelli che sono oggi i gusti, le avanguardie, addirittura le storie che poi rimbalzano anche nel contesto europeo. Sembrano lontani i tempi in cui si poteva godere il cinema cinese solo all’interno di cartelloni di blasonati festival. Oggi i lavori dei maestri attivi in Cina sono un punto di riferimento per molti autori occidentali, a dimostrazione che la rotta si sta invertendo sempre più a favore del mercato cinese.
Apertura martedì 5 febbraio alle ore 18.30 presso il Cinema Arsenale con il taglio del nastro dell’edizione 2019. Il Festival si aprirà alle 18.00 con The Taste of Rice Flower del regista Song Peng. Madre e figlia intrecciano i loro destini nella Cina di oggi, un piccolo gioiello di cinematografia che si inserisce in quella folta schiera di opere che sviluppano il tema – molto caro agli spettatori cinesi – del confronto/contrasto tra tradizione e modernità, recente passato e visione di un prossimo futuro che vede il proprio paese, e la propria cultura, mutato nella sua fibra più autentica. Alle 20.00 i saluti degli organizzatori al pubblico intervenuto, con la degustazione di un aperitivo offerto dall’Istituto Confucio di Pisa.
Alle 21.00 giù le luci in sala per la proiezione di Youth di Feng Xiaogang, nuovo astro del cinema cinese che narra le vite di un gruppo di ballerine durante i tormentati anni della Rivoluzione Culturale. Un nuovo classico della filmografia cinese a firma di uno dei registi che più di altri ha sfruttato il mezzo cinematografico per raccontare i contrasti e le riconciliazioni alla base della realtà cinese contemporanea. Feng Xiaogang, con piglio tragico e appassionato, conduce sulla scena le contraddizioni in seno alla gioventù cinese durante un periodo tormentato della storia della Cina, le cui ferite non sono ancora del tutto rimarginate.
Mercoledì 6 febbraio, alle ore 18.00 a conquistare la schermo del Cinema Arsenale sarà la vicenda di due giovani studentesse in cerca di una strada nel mondo luminoso e insidioso della metropoli cinese. Parliamo di Angels Wear White della regista Vivian Qu. Una parabola esemplare sulle speranze spesso deluse dei giovani nella Cina odierna, in cui la promessa di un presente e di un futuro migliore si scontra con il rampantismo e il cinismo della nuova classe dirigente. Una sinfonia amorosa rivolta alla città, come luogo del corpo e dello spirito, al suo essere inferno e paradiso, ricovero e prigione.
Alle 21.00 il Pisa Chinese Film Festival proporrà l’opera controversa di Larry Chang: Mountain Cry. Un remoto villaggio, una donna muta, un omicidio. Un indimenticabile racconto senza voce da uno dei registi più importanti della nuova onda del cinema cinese. Un ‘caso’ in patria, dove la condizione femminile è ancora un tema molto sentito. Interpreti in stato di grazia, un’ambientazione di forte impatto e un linguaggio cinematografico di intensa modernità, fanno di questo lavoro di Larry Yang un nuovo capitolo del cinema cinese contemporaneo.
Giovedì 7 febbraio si apre alle ore 17.00 con la proiezione del primo film di un dittico dedicato alla grazia e alla poesia della nuova maestra del melodramma cinese: Sylvia Chang. La prima opera proposta agli spettatori del Pisa Chinese Film Festival sarà Murmur of the Hearts. La parabola di Mei, pittrice che si innamora di un pugile. Un affresco indimenticabile i cui contrasti sono dosati e intensi allo stesso tempo, scontri e passioni, accensioni liriche e partiture drammatiche. Sylvia Chang possiede un tocco speciale nella composizione di opere ‘leggere’ che pure esprimono uno spessore universale, sofisticate e popolari insieme.
Alle ore 19.00 presentazione del libro La Cina della Nuova Era – Viaggio nel 19° Congresso del Partito Comunista Cinese (Edizioni “La Città del Sole”, a cura di Fosco Giannini), con due degli autori Giuliano Marrucci e Francesco Maringiò. Un lavoro collettivo che si è posto il fine di decodificare – con strumenti d’analisi i più scientifici possibili – e raccontare la Cina di questa fase storica, il modello socialista cinese, “la Cina della Nuova Era”. L’incontro sarà moderato da Filippo Fasulo, affiliato della Scuola Superiore Sant’Anna.
Alle 21.00 seconda puntata del distico di Sylvia Chang con la proiezione dello struggente Love Education. Tre generazioni di donne che si incontrano e si scontrano in una saga dal sapore esemplare. Ancora una storia tutta al femminile per una regista dal tocco inconfondibile che ha portato sullo schermo i contrasti generazionali più disparati. Per Sylvia Chang la famiglia, prima ancora della società, è il nucleo in cui si riflette il cambiamento, la mutazione culturale. L’ambiente prediletto per raccontare da dove viene e dove sta andando la Cina del Ventunesimo secolo.