Dialogo semiserio con Siro Ferrone, docente di storia dello spettacolo all’Università di Firenze, su “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello che ha aperto la stagione del Teatro della Pergola con la regia di Gabriele Lavia.
S. “Lavia ha maturato una tecnica di recitazione che nello stesso tempo fa propri e personalizza gli stili dei grandi attori nazionali da Ruggeri a Gassman, di cui è l’erede legittimo”.
P. “D’accordo, e anche in questo allestimento di Pirandello lo dimostra con un’interpretazione nella quale si potevano riconoscere Romolo Valli o lo stesso Ruggeri, ma con una geniale capacità di impastare tutti e renderli originali, riuscendo a trasmettere un testo che appare abbastanza difficile per la sensibilità dello spettatore di oggi”
S. “Già, Pirandello è un po’ invecchiato, anche se come drammaturgo era così abile, che anche oggi si apprezzano molte delle sue invenzioni. Del resto gran parte della sua opera si comprende se si conosce bene la sua biografia, i suoi drammi, le sue sofferenze, le sue aspirazioni insoddisfatte”.
P. “Si può dire che i Sei personaggi siano il frutto di una momento di crisi artistica dell’autore e che la commedia corrisponda a quello che per Fellini fu 8 ½, cioè un’improvvisa creativa relativizzazione nel rapporto a tre, autore, personaggi, attori, che nel regista romagnolo diventano quasi la stessa cosa, mentre nello scrittore siciliano sono frantumati in modo da non potersi mai riunire”.
S. “Sì, ma è anche vero che in Pirandello il tema della realtà e della finzione, del personaggio e del ruolo contrapposti a quello della verità dell’esistenza, è uno dei pilastri della sua poetica. E una illuminazione geniale che guardava a tutta la tradizione degli attori ottocenteschi con lo sguardo, l’intelligenza e un’ironia completamente distaccata dal puro professionismo di maniera”.
P. “Venendo qui, alla Pergola, mi pare che Madama Pace e la scena delle prove nel suo boudoir sia un passaggio di grande teatro, come hanno dimostrato gli spettatori con le loro risate”.
S. “Certo, quando Pirandello gioca con il teatro nel teatro, con la realtà e la finzione che si rovesciano, l’effetto è assicurato. ”
P. ”Per quanto riguarda la compagnia di Lavia, devo dire che alcune delle interpretazioni mi sono sembrate un po’ troppo forzate”
S. “Beh, il regista Lavia ha cercato di cristallizzare ancora di più il carattere dei personaggi per rendere ancora più esplicito il contrasto fra personaggio-realtà e attore-finzione. I primi sono troppo reali, i secondi troppo manichini, ma è voluto e non disturba. E’ talmente ripetuta la messa in scena di testi pirandelliani che il loro linguaggio così datato fa venir voglia di mettere in scena questo autore con una parodia sul tipo di quelle interpretate da Totò e Peppino ”.
“Signore! Abbiamo dunque assistito a un dramma attraverso il quale siamo diventati più veri o siamo stati noi gli attori inconsapevoli di una reale finzione scenica?”