Firenze – Se ne è andato un grande uomo del dialogo (che trovava la sua cifra espressiva nella semplicità dello stile di vita e nell’apertura all’ altro) come il card. emerito di Firenze, mons. Silvano Piovanelli. Un uomo amato e rispettato da credenti e non credenti. Potrei riferire tanti episodi che mi toccano (e che mi hanno commosso) anche personalmente. Dalla sua visita a Badia Fiesolana (poco dopo che era diventato arcivescovo di Firenze), alle occasioni di dialogo durante i lavori del Sinodo, ai tanti momenti di confronto, anche personali, nell’ambito delle iniziative di carattere culturale a cui ha partecipato, con impegno, fino agli ultimi tempi.
Chi scrive ha avuto l’onore di essere tra coloro che furono incaricati di fargli pubblicamente gli auguri per il suo novantesimo compleanno. Io vivevo, fra l’altro, allora un momento dolorosissimo della mia vita; non dimenticherò mai l’affetto vero con cui Mons. Piovanelli mi ha abbracciato
Un ricordo, comunque, svetta su tutti: quello della scelta, da lui operata, di celebrare le solenne cerimonia d’addio ad Ernesto Balducci nel Duomo di Firenze. Allora, ci fu chi non capì, ci fu chi criticò, su un versante o sull’altro, della Chiesa e della società fiorentina. In realtà, era un atto che parlava da solo. Piovanelli aveva voluto coscientemente e coraggiosamente rendere omaggio a chi si muove in zona “di confine” e “in partibus infidelium”. Un gesto da non dimenticare. Riposa in pace, pastore buono.
Severino Saccardi
Direttore della rivista “Testimonianze”