Grosseto – Contro gli incendi. E’ questo, il fine dichiarato e sottoscritto dalla Regione Toscana, che con le deliberazioni Giunta regionale n. 355 del 18 marzo 1999 e n. 456 dell’1 aprile 2019, ha approvato il Piano Specifico di Prevenzione AIB per il comprensorio territoriale delle pinete litoranee di Grosseto e Castiglione della Pescaia, predisposto dalla società D.R.E.A.M. Italia.
Prevenzione degli incendi, tutti d’accordo; ma il prezzo che si pagherebbe a livello ambientale con questo Piano, secondo un nutrito pool di associazioni ambientaliste e culturali (ISDE – Medici per l’Ambiente – Prov. Grosseto, LIPU – BirdLife Italia – Prov. Grosseto,Comitato Parchi nazionali italiani e Riserve analoghe, Coordinamento delle Associazioni e Comitati ambientali della Provincia di Grosseto, Gruppo Unitario per le Foreste Italiane (GUFI), Associazione per i Diritti dei Cittadini (ADIC) – Prov. Grosseto, WWF Provincia di Grosseto ODV, Gruppo “Salviamo le Pinete!”, Associazione per la Tutela degli Uccelli rapaci e dei loro Ambienti (ALTURA), Italia Nostra, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus), è veramente troppo salato. Infatti, il Piano predisposto dalla società D.R.E.A.M. (e approvato dalla Regione) conterrebbe una serie di azioni fortemente critiche per l’ecosistema ambientale su cui impatterebbe. Fra le iniziative prese dal tavolo ambientalista, il primo maggio scorso, l’inoltro di “una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti, nonché diffida a non avviare i tagli boschivi per evitare quello che allo stato appare un vero e proprio scempio annunciato”. L’operazione segnalata è sostenuta anche da fondi europei: infatti gli interventi pubblici e privati previsti dal piano beneficiano, come documentano dal pool di associazioni, dei fondi comunitari del Programma di sviluppo rurale FEASR 2014-2020 – sottomisura 8.3 “Sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici” – annualità 2018 (dotazione complessiva euro 2.000.000,00). Inoltre, il materiale risultante da abbattimenti e “pulizia” della macchia mediterranea, farebbe la fine “naturale” di trasformarsi in cippato per andare ad alimentare le centrali di biomasse.
Tuttavia, gli interventi che si compirebbero nei 3.562 ettari complessivi in cui consta la Pineta del Tombolo, secondo quanto illustrano le associazioni ambientaliste e culturali che vi si oppongono, avrebbero in buona sostanza la conseguenza di cambiarne radicalmente le caratteristiche: sono previsti pesanti tagli boschivi nelle pinete litoranee (l’85% del litorale boscato) con la finalità di prevenire gli incendi, comprensivi, fra l’altro, di realizzazione di fasce parafuoco larghe ben 50 metri in zone pinetate e 20 metri per ogni lato di sede stradale (fasce in cui non ci deve essere “niente”), eliminazione di copertura boschiva ed arbustiva in talune “aree strategiche” (mantenimento di soli 120 esemplari di Pinus per ettaro e solo il 20% della macchia), eliminazione della copertura arbustiva (macchia mediterranea) nelle aree di bosco urbano pinetato.
Oltre alla prevenzione dagli incendi, l’altro grosso punto su cui si imposta la politica del Piano è l’eradicazione della presenza del Matsucoccus feytaudi, la Cocciniglia del Pino marittimo, parassita che, comunque, sarebbe affrontabile, come spiegano dalle associazioni, “con gli adeguati trattamenti fitosanitari o con la sostituzione degli esemplari malati”.
Intanto, mentre da più parti si segnala il prossimo inizio dei tagli boschivi, le associazioni hanno coinvolto i Ministeri dell’ambiente (Ministro e Direzione generale per la protezione della natura e del mare) e per i Beni e Attività Culturali (Ministro, Direzione generale per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena), la Regione Toscana, l’Unione dei Comuni Montani delle Colline Metallifere, i Comuni di Grosseto e di Castiglione della Pescaia, i Carabinieri Forestale e i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, mentre sono stati informate la Commissione europea e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto.
Ed ecco i punti deboli del piano, come fanno notare le associazioni: “il piano non risulta esser stato assoggettato alla preventiva e vincolante procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), né risultano rilasciate le necessarie autorizzazioni paesaggistiche”.
Inoltre, come riportato nell’esito favorevole del procedimento di valutazione appropriata relativo al progetto (autorizzazione VINCA) rilasciato dal competente ufficio regionale, nell’attuazione del piano stesso vanno rispettate tutta una serie di prescrizioni, fra cui il fatto che nel periodo primaverile ed estivo sono vietati tutti gli interventi che possano disturbare la riproduzione dell’avifauna selvatica (art. 5 della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica, esecutiva in Italia con la legge n. 157/1992 e s.m.i.,). Inoltre, la Pineta del Tombolo interessa i siti di importanza comunitaria/zona di protezione speciale (SIC/ZPS) Tombolo da Marina di Grosseto a Castiglione della Pescaia (codice IT51A0012),Diaccia Botrona (codice IT51A0011), Punta Ala e Isolotto dello Sparviero (codice IT51A0007),ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica.
Non solo: l’intera area, oltre che con il vincolo idrogeologico (regio decreto legge n. 3267/1923 e s.m.i.), è tutelata anche con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.)e rientra, inoltre, nel Piano di indirizzo territoriale (P.I.T.) con valenza di piano paesaggistico, approvato nel 2015 (Ambito n. 24 “Costa Grossetana”), con destinazione di salvaguardia e conservazione.
Tirando le fila, le associazioni ecologiste e culturali “chiedono il deciso intervento dei Ministeri competenti per la difesa della Pineta del Tombolo e un sussulto di buon senso da parte della Regione Toscana e degli Enti locali interessati per la profonda revisione di un piano antincendio che sembra dettato più dall’interesse a far legna che a un’autentica difesa di boschi e macchia mediterranea”.