Pietro Ichino: «Il lavoro c’è. Ma non si vede»

Pietro Ichino, ex-senatore del Partito Democratico ed ora capolista al Senato in Toscana ed in Lombardia per la lista guidata da Mario Monti, è intervenuto a Firenze durante un incontro di Italia Futura. Lapo Cecconi, presidente Italia Futura Firenze, ha fatto presente che non bisogna andare lontano per trovare problemi: «Il tasso di disoccupazione nel 2013 in Toscana tornerà a superare l'8,5%. Negli ultimi 4 anni, spiega il sindacato, sono calati gli avviamenti a tempo indeterminato, a tempi determinato e a progetto, mentre raddoppiano i contratti a chiamata e il lavoro occasionale. Il 12,6% dei lavoratori usciti dalla mobilità con un nuovo lavoro registra una contrazione del reddito o un reddito uguale. Nel quadriennio 2008-2012 i giovani occupati sono calati del 19,8%, mentre i 'Neet', coloro che non lavorano, non studiano, e non fanno nulla per uscire da questa situazione, sono cresciuti del 35%. In più sono già finite risorse 2013 per la cassa integrazione in deroga. Il modello della cosiddetta  “Toscana felix “è in crisi, la classe dirigente ha eroso in questo lungo periodo di governo della regione un modello di sviluppo legato eccessivamente alla spesa pubblica. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Un quadro a tinte fosche, quello dipinto da Cecconi. Ma Ichino ha risposto: «Già oggi c’è una grande quantità di occasioni di lavoro, accessibile però soltanto attraverso le reti professionali, parentali, amicali: lasciamo inutilizzati alcuni grandi giacimenti occupazionali, che basterebbero per dare lavoro a tutti». «Il lavoro c’è. Ma non si vede», ha proseguito. Solo nel 2011, ha proseguito, c’erano 117.000 posti vacanti, di cui il 26% solo nell’industria. Certo, ha continuato il giuslavorista, bisogna fornire anche un’adeguata formazione ai giovani: «Non è colpa loro se a 18 anni non sanno cosa vogliono fare. Ė colpa nostra, che non diamo loro gli strumenti adeguati». Il risultato, secondo Ichino, è che in Italia ci sono più di 15.000 persone con formazione umanistica disoccupate, e nel frattempo ci sono quasi 20.000 posti vacanti per laureati in materie ingegneristiche. Ma non è l’unico problema: il sistema del lavoro italiano è troppo rigido ed ingessato, è molto più difficile perdere il lavoro che in altri paesi, ma allo stesso tempo i tempi per trovarne uno nuovo sono troppo lunghi; servirebbe quindi un modello del lavoro molto più flessibile, come quello attuato nei paesi scandinavi, che garantisce più sicurezza e incentivi a chi perde il lavoro, ma allo stesso tempo implica una mobilità maggiore. «Non credete a chi vi dice che questi modelli non sono esportabili in Italia – ha ammonito – la Svezia ha circa lo stesso PIL e la stessa popolazione della Lombardia: il modello è applicabilissimo, con le dovute precauzioni». La proposta di Ichino è quella di un contratto di lavoro a tempo indeterminato meno costoso, con la riduzione del cuneo fiscale e previdenziale, e più flessibile; nessuno è  inamovibile, ma tutti hanno più sicurezza. Un mercato del lavoro che deve essere reso fluido dai buoni servizi e unificato dal welfare, ha concluso: «Tutti i lavoratori, subordinati o autonomi, quale che sia il tipo di contratto di lavoro, devono avere tendenzialmente  la stessa sicurezza nel mercato del lavoro, e  la stessa sicurezza sul piano pensionistico».

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