Firenze – Oggi 12 ottobre in tutta la Toscana (escluse Firenze e Lucca) si vota per le nuove province o meglio a votare saranno solo sindaci e consiglieri comunali perché la nuova provincia sarà un Ente di secondo livello. Ne parliamo con Andrea Pieroni Presidente dell’UPI (Unione province toscane).
Perché questa scelta di avere Enti di secondo livello?
La scelta politica di eleggere organi di secondo livello nasce nel quadro della riduzione dei costi della politica e, soprattutto, sta nel percorso per l’eliminazione della Provincia dagli enti di rango costituzionale previsti dall’art. 114 della Costituzione. Il Senato ha già approvato in prima lettura la legge di riforma costituzionale che va in tale direzione. Il percorso è ancora lungo, per cui il legislatore ha approvato la legge 56/2014 con l’obiettivo di evitare che il 25 maggio scorso si tornasse a votate per gli organi delle province, le quali saranno governate, fino all’abolizione, da sindaci o consiglieri comunali, ovvero politici eletti per governare i comuni. Ecco perché si parla di elezione indiretta o di secondo livello: non sono più i cittadini a scegliere chi governerà le province.
Le competenze saranno più limitate. Cosa resta alle province?
Si, la legge 56/2014 riduce lo spazio di competenza delle province. Rimangono ad esse, fino alla definitiva abolizione, funzioni comunque importanti e rilevanti per i territori quali la pianificazione territoriale, la viabilità, la tutela e valorizzazione dell’ambiente, l’edilizia e la programmazione scolastica, il trasporto pubblico locale e funzioni di supporto verso i comuni. Dunque un pacchetto ancora nutrito di competenze che richiede ancora un impegno amministrativo attento ed intenso.
Si dice, però, che a fianco del Presidente torneranno assessori e indennità. E’ così?
Assolutamente no. Una delle finalità della legge sta proprio nella eliminazione di organi politici eletti dai cittadini. Non sono previste indennità per gli amministratori delle province e non è prevista la Giunta. Gli organi saranno 3: il Presidente, il Consiglio Provinciale e l’Assemblea dei sindaci.
La provincia ha rappresentato finora un elemento di congiunzione tra i Comuni e la Regione. Resterà questa funzione di coordinamento?
La funzione viene fortemente indebolita dalle scelte fatte. In Toscana si sta andando verso un modello istituzionale basato sull’asse Regione – Comuni (associati o in forma di unione). Credo, comunque, che una dimensione di coordinamento o di programmazione di area vasta, magari coincidente con territori interprovinciali, sia comunque utile ed opportuna.
Ma come si arriverà alla abolizione delle Province?
Come ho detto prima questo è l’obiettivo del governo già approvato dal Senato in prima lettura. Un percorso lungo ed impegnativo che prevede l’approvazione di una legge costituzionale, il possibile Referendum popolare e poi il gran lavoro delle leggi attuative. Un percorso che prima di giungere a compimento richiederà, ad essere ottimisti, almeno un anno e mezzo o addirittura due anni.
Chi svolgerà, allora, le funzioni di coordinamento…. specie per non lasciare isolati i Comuni più piccoli?
Questo è un tema rilevante ed impegnativo. E’ chiaro che i comuni dovranno sempre più aumentare di dimensione, mediante fusioni, associandosi nella gestione delle funzioni, costituendo Unioni di comuni. Percorsi non facili nè immediati. La soluzione andrà trovata entro questa cornice, semprechè la Regione, che ha autonomia in questo ambito, non definisca un livello di coordinamento sovracomunale.