Firenze – Sul finire della legislatura il tanto discusso Piano paesaggistico della Regione Toscana, strumento indispensabile per un’economia sostenibile, alle porte del voto in Consiglio regionale (10 marzo), viene emendato nei limiti di salvaguardia elaborati dallo stesso assessorato regionale al Governo del territorio di Anna Marson. E’ il Pd a volerlo: il segretario del partito Dario Parrini garantisce la capacità del piano, una volta recepiti gli emendamenti Pd (simili a quelli di FI) di conciliare, con un “buon lavoro” del suo partito, ambiente ed economia-imprese-lavoro. A non volerlo sarebbero in primis le Alpi Apuane, patrimonio geologicamente e paesaggisticamente unico della Toscana, che si vedono allentare i limiti di salvaguardia, in favore dell’escavazione del marmo: cambia la definizione di “nuova cava”, riattivabili cave dismesse da oltre 20 anni, intoccabili solo vette oltre i 1200 m. Dalla parte della maggior tutela il consigliere Sel Mauro Romanelli incredulo: “Il PD renziano getta la maschera: nuove cave, cementificazione dei litorali, piscine in spiaggia. Solidarietà e stima rinnovate all’assessore Marson“.
Riguardo alle Alpi Apuane, gli emendamenti Pd al piano paesaggistico firmato Marson ribadiscono che sono tutelati solo vette e crinali oltre 1200 metri “a patto che non siano stati già intaccati”. E’ possibile continuare l’attività di cava che insiste in una determinata area e anche riaprire cave dismesse, togliendo il limite previsto per quelle cave dismesse da oltre 20 anni, i cui fronti e morfologie di escavazione sono quindi in fase ecologicamente avanzata di ripristino ambientale naturale e/o assistito dall’uomo con interventi di ripristino ambientale previsti dai piani di estrazione del marmo, raramente attuati nei tempi stabiliti o attuabili procedendo, molti piani di estrazione del marmo, con varianti di ampliamento su varianti di ampliamento. Le altre aperture degli emendamenti alle attività economiche impattanti in territori sensibili riguardano il litorale toscano con la possibilità di realizzare nuove strutture a carattere temporaneo e rimovibili, ivi incluse quelle connesse alle attività turistico-ricreative (ad esempio le cabine degli stabilimenti balneari) e agricole, a condizione che gli interventi non compromettano la fruibililtà delle rive. Possibile anche realizzare “adeguamenti e ampliamenti delle strutture esistenti finalizzati al potenziamento delle attività turistico-ricreative e balneari esistenti».Viene cancellato l’obbligo di salvaguardia della “qualità percettiva dei luoghi” e l’obbligo di evitare «l’impermeabilizzazione permanente del suolo».
Immediata la reazione del consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà (Sel) Mauro Romanelli, che rinnova stima e solidarietà all’assessore al territorio Anna Marson: “Un attacco a tutto campo alla tutela paesaggistica e ambientale, cui si collegano, scendendo dalle montagne al mare. Con un blitz in Commissione Ambiente, il Pd e Forza Italia, in piena sintonia “Nazareno-style”, ha stravolto il Piano paesaggistico togliendo di fatto ogni tutela che era stata introdotta a difesa della fragilità delle Alpi Apuane grazie al buon lavoro dell’Assessore Marson”. “Le motivazioni risiederebbero nella necessità di tutelare lo sviluppo senza troppi vincoli e prescrizioni – ha aggiunto Romanelli – . Ma di quale sviluppo si parla? Con queste proposte di modica si salverebbero solo i crinali oltre i 1200 metri, sempre che non siano stati già aggrediti (nel caso si potrebbe continuare a eroderli). E molto pericolose sono anche la definizione di “nuova cava”, che non vale più per gli ampliamenti, l’incremento delle possibilità autorizzative per i ravaneti, per le cave in galleria e per la riattivazione delle cave dismesse nelle aree attigue al parco delle Apuane”. Romanelli ribadisce la sua “incredulità per il silenzio imbarazzante del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che di fronte alla distruzione pezzo per pezzo degli aspetti più virtuosi della propria politica, ma vorrei dire della nostra politica, della buona politica del centro-sinistra di questi anni, continua a non battere ciglio e a non proferire parola”.
Dario Parrini, segretario Pd Toscana, intervenendo su un post di Facebook: “Basta banalizzazioni e no alla propaganda. Sul piano del paesaggio il Pd toscano sta lavorando seriamente. Se ne convincerà, ne sono certo, anche la sottosegretario Borletti Buitoni, che è persona saggia. Vogliamo la tutela ambientale più di tutti. Essendo forza di governo responsabile, intendiamo conciliare rigore nella salvaguardia paesaggistica e attenzione ai posti di lavoro e alle esigenze legittime delle imprese. Il gruppo consiliare dem sta facendo del buon riformismo. Avanti”.
A riconoscere che il piano paesaggistico toscano viene ridisegnato nell’approccio, divergente dall’impostazione datagli dall’assessore Anna Marson, è lo stesso Ardelio Pellegrinotti, il consigliere regionale che in commissione Ambiente ha presentato gli emendamenti del Pd. «Di come doveva essere la regolamentazione del paesaggio e dell’attività di cava – sottolinea Pellegrinotti – ne avevamo già discusso in Commissione e l’assessore non si può permettere di andare nella direzione opposta. Mi dispiace se se la prende, ma in aula saremo noi a votare questo piano. E per noi intendo i consiglieri votati dai cittadini per essere rappresentati in Regione». Pellegrinotti chiede che venga cancellata anche la mappa delle vette che include quelle meno alte di 1200 metri e che, va da se, è “un’evidenza” per le attività di cava.
Il consigliere Pellegrinotti ha precisato: «La valutazione sull’opportunità di riaprire una cava si deve focalizzare sulle sue reali condizioni, non sull’età. Ugualmente devono essere autorizzate lavorazioni meno impattanti a tutela del paesaggio: le cave in galleria. E devono essere riattivate le cave dismesse nelle aree attigue al parco delle Apuane. Il piano paesaggistico deve valorizzare il patrimonio, non deve essere una cartolina che blocca le attività. Invece, com’era scritto le bloccava».
Variazione del concetto di “nuova cava”: la definizione rimane solo per le nuove attività estrattive o per le cave dismesse riattivate. Non vale più per gli ampliamenti. Solo per le nuove cave, l’autorizzazione all’attività estrattiva passa dal “piano attuativo” (con procedura urbanistica complessa), mentre per quelle non classificate come nuove cave il piano attuativo “non serve”, ha spiegato Pellegrinotti, come prevede la legge urbanistica approvata a novembre scorso.
Sorge spontaneo chiedersi, in un dibattito che ancora schiera tutela ambientale-paesaggistica da una parte ed economia-lavoro dall’altra, come prima che fosse coniato il termine “sviluppo ostenibile”, davvero si può decidere di sacrificare la consistenza geologica delle Apuane, e quindi quella ecologica complessiva di un territorio, fino in fondo, sotto il taglio, da decenni, del filo diamantato, con impatti sul sistema ambientale-economico delle risorse che vanno ben oltre, come noto, la mera forma e aspetto paesaggistico esteriore?
Notizia collegata 21 febbraio Piano paesaggistico, ambientalisti: “Gravi emendamenti Pd, appello a Rossi”