Firenze – Slitta a venerdì prossimo il voto per il Pit con valenza di piano del paesaggio che tante polemiche ha sollevato e continua a sollevare nel mondo politico, ambientalista e sociale toscani. La punta dell’iceberg è lo sfruttamento delle cave delle Apuane. Un dilemma che sembrava risolto con la proposta di un piano che “piaceva a tutti”, come hanno avuto modo di ricordare le associazioni ambientaliste, anche quelle più agguerrite come Legambiente. E che invece è stato rimesso in discussione proprio dal presidente Enrico Rossi, che, con un pacchetto di modifiche, avrebbe inficiato “un piano innovativo, che andava verso la sostenibilità e l’equilibrio degli interessi contrapposti e soprattutto era stato concordato fra tutti i soggetti interessati”.
La decisione arriva a termine di una mattinata convulsa, in cui il maxiemendamento che secondo Rossi poteva trovare la “quadra” veniva scritto a quattro mani con l’assessore Marson, dopo i frequenti passaggi con discussioni anche accese che lo stesso governatore in queste ultime settimane aveva affrontato a Roma. Un testo che tuttavia i consiglieri non avevano potuto leggere. Ed è proprio per permetterne la lettura accurata, vista l’importanza, che il consiglio è stato rinviato per la votazione del testo a venerdì prossimo. Mentre, a proposito della turbolenza da cui nasce il provvedimento, anche stamattina un nutrito gruppo di cavatori (circa 200) non ha mancato l’occasione di farsi sentire con un presidio e vari striscioni. Per non perdere, dicono i cavatori, il lavoro con l’accettazione dei vincoli posti dal ministero, giudicati “un vero assassinio” per le attività delle cave.
Sul fronte opposto, associazioni ambientaliste, comitati e anche un nutrito gruppo di scrittori e artisti che caldeggiano la presenza di vincoli significativi per non “alterare definitivamente” quello che giudicano “un immenso patrimonio che si rischia di perdere per sempre”.
Riassumendo, le questioni più fortemente sottoposte a emendamenti e richieste di modifiche sono state due, come ha ricordato lo stesso presidente della commissione ambiente Gianfranco Venturi: il sistema delle cave nell’area delle Apuane e gli interventi possibili nell’ambito delle aree costiere sottoposte a vincolo.
Sulla prima e “fermi restando gli obiettivi generali del Piano, il rispetto dei limiti fissati dal Codice del Paesaggio per le aree sottoposte a vincolo”, si “segnalavano alcune rigidità contenute nell’atto adottato rispetto alla possibilità di proseguire anche in futuro la coltivazione di cave o la possibile apertura di nuove pur nell’ambito di una necessaria regolamentazione all’interno dei Piani di Bacino”. “La commissione ha introdotto facilitazioni” e la “verifica di compatibilità paesaggistica come condizione vincolante per il rilascio delle necessarie autorizzazioni”.
Sulla seconda questione, la costa, Venturi ha spiegato come la commissione abbia operato per “coniugare il rispetto dei vincoli fissati dal Codice del Paesaggio con le trasformazioni possibili sulle strutture esistenti, sul loro adeguamento e possibile ampliamento, necessario per mantenere e qualificare il livello dei servizi turistici presenti”.
La parola, a questo punto, è al consiglio regionale di venerdì.
Foto: Laura Bonaiuti