Firenze – “Petaloso” ce l’ha fatta. Zanichelli, che aggiorna annualmente il suo prezioso scrigno della lingua italiana, lo vuole aggiungere ai suoi 144mila lemmi. Mai parola, si può dire, ha avuto questa travolgente promozione a furor di popolo, anzi, a furor di “social media”. Ma si sa, il web tutto travolge e stravolge.
«Francamente mi incuriosisce sapere quanto ancora possa durare questo fenomeno» dice il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini. Il web, infatti, non è proprio la comunità dei parlanti del mondo reale e porta con sé non poche distorsioni. Esplode e dimentica, mette in atto folli dinamiche: «Il piccolo Matteo ora deve essere protetto perché qualcuno lo insulta per averla inventata»…Social invidia! Ma non finisce qui perché in questi giorni l’ufficio consulenza dell’Accademia è stato letteralmente travolto da mail di persone che tentano di replicare l’esperienza del bimbo della terza elementare di Copparo (Ferrara) proponendo propri neologismi.
Qualcuno per rendere più preziosa e convincente la richiesta ha inviato raccomandate con ricevuta di ritorno! Insomma, perché “petaloso” sì, e “mandibolare”, “puccioso”, “agitatoso” no? Una vera psicosi collettiva si è diffusa fra la gente. Si sarà pentita l’accademia della Crusca della propria discesa dalla propria, rassicurante, Torre eburnea al mondo reale? «Assolutamente no – risponde Marazzini – questo è un piccolo capitolo della storia della lingua italiana su cui riflettere».
Il tema vero è un altro, continua: «Ma la nostra lingua ha bisogno di “petaloso”?» Francamente in molti (tranne forse Matteo Renzi che subito se n’è appropriato), a mente lucida, si permettono di dubitarne. Ma non nel ‘600, rivela Marazzini, perché (e questa è un’autentica sorpresa) la parola “petaloso” è stata generata nel latino scientifico da un botanico di Londra che aveva bisogno di definire in qualche modo i campioni di piante che gli portavano dall’oriente. Ecco che allora per la prima volta nella storia della lingua si trova una Melissaefolium, flore petaloso. Improbabile che il piccolo Matteo ne fosse a conoscenza e dunque non ci sono storie, il neologismo è suo.
Ma alla fine, dunque, la domanda delle domande è questa: chi ha il potere reale sulla lingua? «Non l’Accademia della Crusca. C’è un “governo”, per così dire, policentrico: giornali, Tv, gente comune, grammatici…»
E allora si preparino, soprattutto le generazioni che a scuola hanno studiato che nella lingua italiana una certa cosa si dice in un unico modo e (anatema!) obbligatoriamente quello. Ancora tanti piccoli Mattei verranno, e “Petaloso”, probabilmente, è solo l’inizio.
immagine: www.erbatisana.it
Un fiore petaloso: la nymphaea dentata