Personalizzate e smart. Le banche e la sfida del digitale

Bologna – Banche, imprese finanziarie, assicurazioni. Osservandone i cambiamenti organizzativi, introdotti dalla trasformazione digitale, dal punto di vista di chi vi lavora.

È l’assunto di partenza di un’indagine condotta su oltre mille tra manager e lavoratori del settore bancario assicurativo e finanziario, realizzata da Aldo Bonomi e Salvatore Cominu di Aaster, e pubblicata in “La neofabbrica finanziaria” Edizioni Thedotcompany. Inchiesta da cui emergono dati interessanti e per taluni aspetti in chiaroscuro. Se ne è parlato nell’ambito del festival After Futuri Digitali, promosso dalla Regione Emilia-Romagna e svoltosi a Bologna dal 24 al 27 ottobre.

Moderati da Piero Meucci, direttore di StampToscana.it, ne hanno discusso Giuliano Tagliavini di Energee3, Maurizio Di Feo, hr manager Bper, Salvatore Cominu coautore del libro e Stefano Savini di Emilbanca.

Tutti concordi nell’affermare che l’industria del credito e delle assicurazioni, la neofabbrica appunto, è stata investita da profonde trasformazioni sotto la duplice pressione della crisi economica e del potente cambiamento tecnologico tuttora in atto. Un cambiamento che se da un lato è di aiuto a manager e dipendenti, ad esempio nella creazione e tracciabilità di procedure interne, d’altro canto spaventa sia in termini di possibili tagli al personale che di una nuova “burocrazia digitale” cui gli addetti dovranno attenersi.

L’autore del libro Salvatore Cominu si è soffermato sul concetto di “neofabbrica”, modello organizzativo che fonde il modello manifatturiero con quello dei servizi, arrivando a recuperare un’idea del passato quando si parlava di industrializzazione dei servizi.

Che le banche si trasformeranno in organizzazioni “liquide” in termini di spazio e tempo ne ha parlato Maurizio Di Feo, secondo il quale, venute drasticamente a calare le operazioni a sportello oggi svolte con home banking, sempre più le banche forniranno consulenza e saranno elastiche in termini di orari e spazi verso la clientela.

Concetto ribadito anche da Stefano Savini, secondo il quale al centro rimarrà la fiducia e una relazione diretta con la clientela, mai sostituibile da chatbot o risponditori automatici. Giuliano Tagliavini di Energee3 ha sottolineato il ruolo propositivo delle aziende di consulenza ITC, in grado di accompagnare le imprese finanziarie non soltanto nell’implementazione di sistemi informativi e modelli organizzativi ma anche di consulenza human centred design. Dove al centro ci sono le persone con i loro bisogni, le esigenze e le preoccupazioni della vita quotidiana, dal mutuo alla gestione dei risparmi.

Che tipo di banca avremo in futuro? Sicuramente una banca smart, capace di stabilire un dialogo multicanale con i clienti e capace di fornire servizi sempre più personalizzati sulle esigenze del cliente. D’altro lato la banca del futuro sarà sempre più connotata dallo smart working, dove i lavoratori potranno anche lavorare collegati da casa o in uffici condivisi nel raggio di trenta chilometri dalla propria abitazione, per una migliore conciliazione tra tempo di vita e di lavoro.

Foto. da sinistra Piero Meucci, Salvatore Cominu, Maurizio Di Feo, Stefano Savini e Giuliano Tagliavini

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